Perché la pelle colombiana non ingrana malgrado un buon 2025

Perché la pelle colombiana non ingrana malgrado un buon 2025

La pelle colombiana non ingrana. E questo nonostante un buon 2025 e numeri che confermano l’importanza del settore nel paese. Pilastro economico con centinaia di migliaia di posti di lavoro, sta affrontando una sfida cruciale: la mancanza di ricambio generazionale. I giovani mostrano scarso interesse per mestieri tradizionali come la concia e la rifinizione, mettendo a rischio la continuità di un comparto che ha sempre vissuto di artigianato tramandato di padre in figlio. A questa difficoltà interna si somma la pressione esterna della concorrenza asiatica e del contrabbando, rendendo urgente una riflessione sulle strategie di rilancio e internazionalizzazione.

La concia colombiana non ingrana

Nei laboratori un tempo animati da apprendisti e maestri artigiani, oggi regna il silenzio. La nuova generazione preferisce lavori legati alla tecnologia o con percorsi di formazione più rapidi, percependo la pelletteria come un mestiere faticoso e poco attrattivo. La mancanza di programmi tecnici aggiornati e di campagne di valorizzazione culturale ha interrotto il passaggio di competenze, lasciando le aziende senza tagliatori, cucitrici e montatori. “Stiamo affrontando una sfida enorme. Le giovani generazioni non sono interessate a questo tipo di lavori che richiedono tempo, dedizione e competenze tecniche per diventare maestri artigiani” ha sottolineato Marcela Caicedo Ríos, presidente nazionale di ACICAM (Asociación Colombiana de Industriales del Calzado, el Cuero y sus Manufacturas) a El Frente.

 

 

La concorrenza asiatica

A complicare il quadro, l’arrivo massiccio di prodotti asiatici a basso costo, spesso introdotti tramite contrabbando o sottofatturazione, ha reso difficile competere sul mercato interno. Le imprese colombiane, pur mantenendo standard qualitativi elevati, si trovano schiacciate tra costi di produzione crescenti e prezzi di vendita sempre meno sostenibili. “Non possiamo competere con i prezzi di piattaforme come Temu o Shein, dove i prodotti entrano nel Paese senza pagare tasse o tariffe” ha sottolineato ancora Caicedo Ríos.

Internazionalizzazione come motore

Nonostante le difficoltà, l’export continua a rappresentare una via di salvezza. Stati Uniti, Messico, Ecuador e Perù restano mercati solidi per calzature e pelletteria colombiana, attratti dalla qualità riconosciuta della pelle nazionale. La strategia di internazionalizzazione è il futuro del settore, con particolare attenzione ai paesi dell’America Centrale e ad altri mercati latinoamericani. Un ruolo chiave, tra l’altro, lo gioca la fiera IFLS+EICI, che nel 2026 festeggerà 25 anni di attività. Con oltre 400 espositori previsti, rappresenta una piattaforma vitale per connettere produttori, designer, studenti e acquirenti internazionali. È qui che molte aziende hanno trovato i primi clienti e imparato a leggere le tendenze globali, trasformando la fiera in un vero laboratorio di crescita e innovazione. Il tutto in un settore che genera 560.000 posti di lavoro diretti e indiretti spalmati su 1880 aziende.

Foto ACICAM

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