Tra le cento aziende italiane più verdi, otto sono nella concia


Tra le cento aziende italiane più verdi, otto sono nella concia

Un nuovo, importante tributo all’impegno della conceria italiana per la tutela dell’ambiente arriva dal Rapporto Green Italy 2012, redatto da Fondazione Symbola e Unioncamere e pubblicato oggi dalla rivista Wired. Tra le cento aziende italiane più “verdi”, tre sono concerie e cinque operano nell’ambito della depurazione, recupero sottoprodotti, ricerca scientifica.

 


Si tratta delle concerie Montebello (nella foto),  Incas, Gruppo Dani e di Conciaricerca, Consorzio Sgs, Sicit, Ecoespanso, Cuoidepur.

 “Conceria e ambiente: un tempo concetti opposti, oggi scelta di impegno” si legge nel documento. “La conceria italiana è un settore virtuoso, che, sotto la spinta originaria di vincoli normativi molto severi, ha effettuato investimenti importantissimi per il rispetto dell’ambiente e continua tutt’ora a farli. I dati lo dimostrano. In nove anni, dal 2002 a 2011, i consumi idrici si sono ridotti del 23,5%: si è passati dai 136 litri usati nel 2002 per ogni metro quadro di prodotto, ai 108 del 2011.

La conceria Montebello (nella foto, lo stabilimento di Montebello Vicentino) viene citata perché “da tempo l’impresa ha abbracciato una filosofia green nella gestione dei processi, che parte dalla consapevolezza degli
impatti che l’attività produce sull’ambiente e si concretizza con importanti investimenti in
tecnologie, nella ricerca e di processi sempre più eco e nella diffusione di una cultura aziendale volta al risparmio energetico e alla riduzione degli sprechi. In 3 anni alla Montebello si è investito qualcosa come 2, 5 milioni di euro per la riduzione dei consumi di acqua ed energia e di produzione di rifiuti.

Del Gruppo Dani il rapporto Green Italy ricorda il progetto Ecolife, sviluppato con altre aziende ed organizzazioni della filiera pelle. “Questa ricerca ha seguito tre linee guida. La prima riguarda la messa a punto di tecnologie che permettano di conciare le pelli senza l’uso di metalli pesanti. L’azienda ha così sperimentato, su scala laboratorio, metodi di
concia basati sull’utilizzo di enzimi e polisaccaridi (concianti organici) e sull’uso di metalli alternativi al cromo, quali titanio e alluminio (spiegare i vantaggi in termini ambientali dell’uso di tali tecniche)”. L’iniziativa, aggiungono, dimostra come l’approccio del
Gruppo Dani allo sviluppo sostenibile “si estenda a tutta la catena di fornitura allo scopo di ridurre gli impatti diretti ed indiretti sull’ambiente e di rendere più efficiente l’intero processo produttivo”. Un altro progetto citato è Bioful, nato da una sinergia fra
Dani e Ilsa Spa, in collaborazione con Istituti di ricerca e Università.

Della santacrocese Incas infine viene illustrato il processo Hi-Co (High-Contents), certificato da Icec, “per la produzione di pelli naturali metal-free, totalmente
ottemperante alle normative mondiali più restrittive per linee baby e per la tutela dell’ambiente. Il processo Hi-Co si caratterizza per i seguenti elementi: le fasi di concia presentano peculiarità rispetto al normale processo di concia al vegetale; il particolare processo di lavorazione viene effettuato usando estratti tannici naturali, nel pieno
rispetto dell’ambiente e si propone come obiettivo la realizzazione di un prodotto eco-sostenibile; il processo di lavorazione ad umido, dotato della più moderna automazione, viene controllato interamente in modo informatizzato per avere un completo controllo del processo produttivo e mantenere massimi standard di qualità”.

Il rapporto può essere scaricato dal sito della rivista Wired:
http://life.wired.it/news/2012/11/05/green-italy-2012-elenca-le-100-aziende-italiane-piu-verdi.html

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