L’Antimafia sgomina la rete di super-fake tra Italia, Cina e Dubai

L’Antimafia sgomina la rete di super-fake tra Italia, Cina e Dubai

Sgominata rete di prodotti di lusso contraffatti. Indagate ventuno persone in una maxi inchiesta coordinata dalla direzione distrettuale Antimafia di Firenze. Un giro d’affari milionario attorno alla falsificazione di abbigliamento e accessori di lusso, soprattutto borse. I capi venivano prodotti e messi in commercio grazie a un’ampia rete che cooperava nella contraffazione tramite due società/cassaforte con sede a Dubai e Hong Kong (come riporta il quotidiano La Nazione). Gli inquirenti hanno seguito i soldi, puntando i riflettori su altre holding coinvolte sparse per il mondo, e su soggetti di varie nazionalità.

Centro strategico a Firenze

Le indagini, coordinate dalla PM Beatrice Giunti, hanno fatto luce su un sistema di fabbricazione e commercio di beni di lusso contraffatti che vedeva il suo centro focale nel distretto produttivo fiorentino. Sono 3.200 le borse fake confiscate nel corso delle perquisizioni della Guardia di Finanza in magazzini, laboratori e punti vendita del fiorentino. Gli accessori risultano, scrive La Nazione, “prodotti con sofisticate tecniche di falsificazione in grado di renderle pressoché uguali agli originali”. Oltre alle borse griffate, le Fiamme Gialle hanno sequestrato anche “scarpe da 500 euro, abbigliamento e altri accessori”. Il più gli articoli erano di origine cinese, e passando dall’Italia, indirizzati fuori dai comuni canali distributivi.

 

 

Il super manager

Al centro dell’organizzazione illegale c’era una figura chiave che, secondo l’accusa, avrebbe tenuto le redini di tutta la rete. Una sorta di ’super manager’, indicato come G.P., intermediario già noto nel settore dell’alta moda, che durante gli incontri d’affari si presentava come distributore ufficiale del gruppo Kering. Mentre è in programma per la prossima settimana il riesame sui sequestri, uno degli indagati – a capo di una società con sede nel Sud Italia – ha presentato denuncia contro il presunto super manager, dichiarando di essere non complice, ma vittima di truffa. La sua azienda avrebbe infatti comprato da lui un lotto di 800 borse del marchio Saint Laurent, dal valore di oltre mezzo milione di euro. Secondo la descrizione dell’imprenditore, i campioni di merce presentati erano conformi agli standard qualitativi e quindi riconosciuti come originali. (mvg)

Leggi anche:

CONTENUTI PREMIUM

Scegli uno dei nostri piani di abbonamento

Vuoi ricevere la nostra newsletter?
iscriviti adesso
×