Maxi sequestri di scarpe e suole contraffatte tra Puglia e Marche

Maxi sequestri di scarpe e suole contraffatte tra Puglia e Marche

Contraffazione, maxi sequestri tra Puglia e Marche. La Guardia di Finanza di Civitanova Marche (Macerata) ha posto sotto sequestro oltre 50.000 suole con griffe taroccate. Nel porto di Bari sono state sequestrate 12.000 paia di scarpe contraffatte, nascoste sotto 6.500 paia a norma.

Due maxi sequestri

Le Fiamme Gialle di Civitanova Marche hanno controllato un calzaturificio all’interno del quale hanno trovato numerose suole e calzature con il marchio contraffatto di una nota casa di moda italiana. I finanzieri sono riusciti a risalire al presunto fornitore delle suole e poi sono andati a verificare l’esattezza delle indagini con una verifica nei locali che risultavano nella disponibilità di un imprenditore, che poi si è rivelato essere effettivamente il fornitore delle suole. In questi locali, i militari hanno scoperto altri fondi di calzature riportanti loghi e marchi di importanti brand italiani e stranieri. Secondo quanto riporta Il Resto del Carlino, complessivamente 51.434 pezzi sono stati posti sotto sequestro. Mentre due persone sono finite nei guai, accusate di ricettazione, contraffazione, alterazione o uso di marchi o segni distintivi ovvero di brevetti, modelli e disegni.

 

 

Il carico al porto di Bari

Nel porto di Bari i Finanzieri del II° Gruppo Bari e i funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli hanno effettuato tre distinte operazioni che hanno smascherato prodotti falsi. Gli investigatori hanno intercettato un ingente carico di prodotti, presumibilmente di origine cinese, con loghi falsificati di noti marchi internazionali come Dr Martens, Skechers e New Balance. Sono stati controllati tre tir provenienti dalla Grecia sui quali erano state caricate circa 12.000 paia di scarpe contraffatte. Alcune erano nascoste sotto un “carico di copertura” composto da oltre 6.500 paia di calzature regolari, opportunamente predisposte per nascondere la merce irregolare. L’alta qualità dei prodotti, sottolineano gli investigatori, poteva trarre in inganno i consumatori finali. Lo riporta la Gazzetta del Mezzogiorno. (mv)

Foto Shutterstock

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