Argentina: la liberalizzazione spegne la scarpa locale, Puma chiede a 900 dipendenti di anticipare le ferie

“Il mercato in cui siamo stati colpiti più duramente è quello argentino, che in passato aveva significativi margini di profitti per noi” dichiarava a metà aprile Bjoern Gulden, ceo di Puma, nel riportare il deludente bilancio del primo trimestre. A distanza di sei mesi, i quotidiani di Buenos Aires segnalano che l’azienda ha chiesto ai 900 dipendenti delle tre fabbriche di La Rioja (nella foto) di prendere le ferie in anticipo rispetto a quanto prevede l’estate sudamericana, che ha il suo culmine a gennaio-febbraio. Puma non solo è presente nel comparto manifatturiero argentino da 36 anni, ma ricorre in gran parte anche a materie prime locali. A testimoniare la generalizzata complessità che vive la scarpa argentina, la scorsa settimana i dipendenti del calzaturificio argentino Wyler, nella città di Alcorte (provincia di Santa Fe) hanno inviato una petizione al presidente Mauricio Macrì, per porre all’attenzione la crescente difficoltà del settore in seguito alla liberalizzazione commerciale introdotta nel Paese, che rende più accessibili i prodotti asiatici. (pt)

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