Arriva il freno per l’usato: oltre le 30 vendite scatta il fisco

Arriva il freno per l’usato: oltre le 30 vendite scatta il fisco

Arriva il freno per l’usato. I furbetti del second hand che vendono regolarmente i prodotti (spesso nuovi) sulle varie piattaforme, entreranno presto nel mirino dell’Agenzia delle entrate. La normativa europea per le vendite online DAC7, è stata recepita in Italia nel 2023 e applicata di recente dalla Corte di Cassazione. E ci sono anche delle soglie che un privato farebbe bene a non superare.

Arriva il freno per l’usato

Sappiamo bene che se il privato vende un bene usato, l’introito non è assoggettato a imposte. Negli ultimi anni le piattaforme di secondo hand come Vinted (ma anche eBay, Facebook Marketplace, Subito, ecc.) hanno avuto una crescita notevole. Alimentata da una crescente sensibilità verso la sostenibilità e da un risparmio effettivo da parte di venditori e acquirenti. Tra le maglie di questo virtuoso meccanismo si sono inseriti i furbetti, attività commerciali che propongono i loro prodotti “nuovi con cartellino” su queste piattaforme, sfuggendo, di fatto, alle tasse. Ed esercitando concorrenza sleale ai negozianti professionisti regolari.

 

 

Il confine

Qual è il confine tra un’attività occasionale e una professionale? La Dac7 obbliga le piattaforme a segnalare al fisco chi supera 30 transazioni e 2.000 euro di ricavi all’anno. Il superamento delle soglie non vuol dire che l’utente sarà chiamato a pagare le tasse. Ma fa presumere al fisco l’esistenza di un’attività commerciale online e sta poi all’utente dimostrare il contrario in caso di accertamenti. A rafforzare questo concetto (e la normativa attiva dal 2023) è arrivata la Corte di Cassazione che, come scrive Il Post, con una sentenza dello scorso marzo, ha giudicato il caso di un uomo accusato di evasione fiscale per aver venduto su eBay oltre 1.600 paia di scarpe tra il 2008 e il 2009 senza dichiararle. D’ora in avanti vedremo se gli effetti di questa normativa freneranno la crescita esponenziale del mercato dell’usato. O se chi ha ormai acquisito un buon giro d’affari preferirà mettersi in regola e proseguire. E sapremo se il second hand ha radici di sostenibilità o di “convenienza”. (mv)

Foto Shutterstock

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