Brexit, Muirhead (Scottish Leather Group) rassicura: “Niente paura”. E la moda che dice?

“La Brexit non danneggerà la concia europea. Qualche problema lo avranno le concerie britanniche, che con l’indebolimento della sterlina, non così forte come suggeriscono alcuni media, ma sensibile, vedranno crescere i costi”. Jonathan Muirhead, numero uno di Scottish Leather Group e vicepresidente di Cotance, la confederazione europea delle associazioni nazionali di conciatori, predica calma nel clima di tensione che aleggia nel settore. “Il vero problema per le concerie britanniche – continua – è l’incertezza che la Brexit porta con sé. Per il resto credo che si arriverà comunque a un accordo di libero scambio tra Regno Unito e area Euro”. Tra gli addetti ai lavori del fashion system italiano serpeggia qualche insicurezza in più. Secondo Raffaello Napoleone, ad di Pitti Immagine, la acui dichiarazioni  sono state ripreese dal alcune testate, “adesso è troppo presto per dire quale potrebbe essere il saldo tra le spinte positive e quelle negative della Brexit. Temo che possano prevalere le seconde, in che misura non saprei”. Allo stesso modo un report di Exane BnpParibas ipotizza che le incertezze della fase di uscita della Gran Bretagna dagli accordi comunitari possano avere ricadute sul PIL mondiale, con ripercussioni per il consumo di lusso. Claudio Marenzi, presidente Sistema Moda Italia, vede invece il bicchiere mezzo pieno: “Per i prodotti italiani Londra è una destinazione di transito verso altri Paesi – ha dichiarato ai media -. L’impatto per le nostre aziende, se ci sarà, potrebbe essere limitato”. L’uscita di Londra dai tavoli di Bruxelles può essere anche una risorsa: “Perdiamo un avversario che osteggia la nostra industria: dalla battaglia sulle produzioni del Pakistan, al riconoscimento dello status di economia di mercato alla Cina, fino all’etichettatura d’origine obbligatoria”. (rp)

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