Dazi al 30%: la trade war di Trump gela l’alto di gamma UE

Dazi al 30%: la trade war di Trump gela l'alto di gamma UE

Il mondo dell’impresa italiana si risveglia con un senso di smarrimento dopo l’annuncio di Donald Trump: nuovi dazi del 30% sulle esportazioni europee verso gli Stati Uniti, a partire dal 1° agosto. Il colpo arriva inaspettato, proprio mentre a Bruxelles si pensava di essere vicini a un’intesa. Il settore della moda, fiore all’occhiello del Made in Italy e fra i più esposti sul mercato americano, denuncia il rischio concreto di un danno sistemico. “I dazi imposti dagli Stati Uniti rappresentano una minaccia seria per l’industria italiana della moda, già colpita da tariffe elevate sui prodotti”, è il commento di Luca Sburlati, presidente di Confindustria Moda. Le imprese, già provate da anni complessi, temono una nuova spirale recessiva e il clima rimane teso, ora che la trade war di Trump gela l’alto di gamma UE.

Trump gela l’alto di gamma UE

Nel 2024 il settore tessile e abbigliamento ha esportato negli Stati Uniti merci per oltre 2,7 miliardi di euro (fonte Agi). È il terzo mercato al mondo per questo comparto e rappresenta una vetrina strategica per centinaia di aziende italiane. Per questo, dalla galassia della moda il messaggio è netto: si rischia di compromettere un rapporto commerciale costruito in decenni, proprio nel momento in cui si stavano consolidando relazioni favorevoli. Luca Sburlati, non nasconde la preoccupazione: “Un ulteriore aumento metterebbe in difficoltà l’intera filiera, dai materiali alla produzione e distribuzione, con effetti globali sui costi e sui consumi sia diretti che indiretti”. Anche il settore del legno-arredo, con il mercato statunitense come seconda destinazione di export, denuncia un attacco diretto a tutto il sistema produttivo europeo. “Serve fermezza, calma e diplomazia”, avverte Claudio Feltrin di FederlegnoArredo.

 

 

La pressione sulle imprese

La misura annunciata da Washington va oltre. Se l’Unione Europea risponderà con contromisure, scatteranno ulteriori rincari. Aumenta così la pressione sulle aziende italiane, che parlano apertamente di una “chiusura dei mercati”.  In grado di colpire duramente settori chiave come l’agroalimentare, il farmaceutico, l’automotive e appunto la moda. Tuttavia, per fronteggiare quello che da più parti è definito un ko tecnico, c’è bisogno di un piano. “Ora serve mantenere tutti la calma e avere i nervi saldi – dice il presidente di Confindustria Emanuele Orsini –. Non possiamo compromettere i nostri mercati finanziari. E’ ovvio che la lettera arrivata dagli Stati Uniti è una sgradevole volontà di trattare”. Che però va oltre: “questa sfida può diventare anche un’opportunità per rafforzare filiere innovative e sostenibili e per spingere sul nearshoring, ricostruendo produzioni più vicine in Italia e nel Mediterraneo e creando nuovi legami commerciali come quello con il Mercosur”. Ma il tempo stringe: la finestra negoziale è ristretta e il rischio di una guerra commerciale totale è sempre più concreto.

Foto Facebook

Leggi anche:

CONTENUTI PREMIUM

Scegli uno dei nostri piani di abbonamento

Vuoi ricevere la nostra newsletter?
iscriviti adesso
×