Debutti a metà: nessun Big Bang creativo ma qualche timido segnale

Debutti a metà: nessun Big Bang creativo ma qualche timido segnale

Tutti lo aspettavano come un Big Bang creativo, un’esplosione capace di riscrivere le regole della moda. E invece, la stagione dei debutti appena conclusa ha mostrato altro: non una rivoluzione, ma un lento processo di combustione interna. Il che non è necessariamente un male. A Milano e Parigi, le passerelle hanno restituito il massimo che l’industria può offrire oggi, tra debutti veri, ritorni strategici e qualche inversione di rotta. Non è poco, ma non è ancora abbastanza. Eppure, qualcosa si muove. Ne abbiamo parlato in “Rivoluzione rimandata: il massimo possibile è già qui” sul mensile di novembre La Conceria.

Big Bang creativo o strategie di sopravvivenza?

A Milano, il cambio di rotta è stato numeroso e strategico. Demna, per esempio, ha portato il suo universo da Balenciaga a Gucci evocando sfacciataggine e desiderio. Un debutto vecchia maniera, dove Demna ha fatto Demna alla ricerca però di un “nuovo fattore Gucci”. Più audace è stato Dario Vitale, alla sua prima da Versace. Il creativo ha cercato di fondere glamour e minimalismo carnale, restituendo una nuova veste al Versace delle origini. Louise Trotter ha invece preso le redini di Bottega Veneta con sobrietà, mentre Simone Bellotti ha tentato di ricalibrare Jil Sander verso un minimalismo più “da prodotto”. Nessuno scossone, ma tanti tentativi di riscrittura.

 

 

A Parigi poesia, surrealismo e nuove narrazioni

A Parigi, l’ordigno creativo non è esploso, ma ha lasciato qualche scintilla. Pierpaolo Piccioli ha omaggiato Cristóbal Balenciaga con una collezione poetica, costruita tra corpo e abito. Jonathan Anderson ha portato il suo surrealismo da Dior, rovesciando ogni schema narrativo. Matthieu Blazy ha trasformato le idee di Chanel in abiti veri, mentre da Loewe e Jean Paul Gaultier qualcosa è mancato: caratterizzazione e sintesi. Intanto, nuovi (?) nomi si affacciano. Maria Grazia Chiuri da Fendi e Grace Wales Bonner da Hermès uomo presenteranno rispettivamente le prime collezioni per i marchi. E il vero cambiamento potrebbe arrivare non dalle passerelle, ma dalle campagne pubblicitarie e dalla comunicazione. Per ora, il sistema osserva e metabolizza. La rivoluzione? Forse non serviva un’esplosione, ma una combustione lenta. Da dentro.

Clicca qui per leggere “Ogni debutto al suo posto”

Il mensile La Conceria è riservato agli abbonati: scopri le formule di sottoscrizione

Leggi anche:

CONTENUTI PREMIUM

Scegli uno dei nostri piani di abbonamento

Vuoi ricevere la nostra newsletter?
iscriviti adesso
×