Il modello ultra low cost promosso da piattaforme cinesi come Shein e Temu sta mettendo a dura prova l’intero sistema produttivo europeo. Prezzi stracciati, assenza di dazi doganali sotto i 150 euro e scarsi controlli di qualità permettono a milioni di pacchi asiatici di penetrare ogni giorno nel mercato Ue, influenzando imprese, posti di lavoro e standard di sicurezza. Di fronte a questa distorsione del mercato, ecco che ora l’UE s’attrezza contro l’invasione del fast fashion cinese. Germania e Francia guidano una risposta comune, chiedendo interventi strutturali e immediati. Ma per le associazioni di categoria, le prime proposte dell’Unione rischiano di essere troppo timide.
Contro l’invasione del fast fashion
Durante l’ultimo incontro dei ministri economici europei in Lussemburgo, il ministro tedesco Lars Klingbeil ha ribadito l’urgenza di garantire una concorrenza che non penalizzi chi opera nel rispetto delle normative e dei diritti dei lavoratori. Come scrive Pambianco News la Germania si è infatti fatta promotrice di una revisione del sistema doganale europeo, che attualmente permette l’esenzione totale dai dazi per ordini inferiori a 150 euro. Questo meccanismo ha consentito l’arrivo in massa di pacchi a basso costo provenienti dall’Asia, con un valore medio per pacco tra 8 e 10 euro. A fronte di questa situazione, Berlino guarda con interesse alla recente legge francese che introduce un’eco-tassa fino a 10 euro sugli articoli di ultra fast fashion, vieta la pubblicità di questi brand e impone un sistema di punteggio ambientale. Il modello francese potrebbe rappresentare un primo passo concreto per contrastare una competizione che, se lasciata incontrollata, rischia di avere conseguenze durature su occupazione e produzione interna.
La mossa del Parlamento europeo
Intanto, a livello legislativo, il Parlamento europeo sta mettendo a punto un pacchetto di misure. Che rafforzerebbe i controlli sulle merci importate da paesi extra-Ue. Tra le proposte in discussione c’è l’introduzione di un contributo fisso di 2 euro per ogni spedizione online proveniente da fuori Europa, pensato per riequilibrare le condizioni di mercato tra le imprese locali e i grandi player cinesi.
“Servono misure più forti e immediate”
Le confederazioni europee del settore moda e calzature, tra cui Euratex e la CEC, che hanno accolto con favore l’idea di una tassa simbolica di 2 euro sulle spedizioni online extra-Ue, la considerano però insufficiente. Secondo le associazioni, ogni giorno circa 12 milioni di pacchi entrano nel territorio europeo senza adeguati controlli. Una tassa così bassa, spiegano, rischia di diventare un alibi per non intervenire seriamente. Lasciando campo libero a prodotti non conformi, spesso pericolosi e privi di responsabilità legale all’interno dell’Unione. Il vero problema, secondo i rappresentanti del settore, sarebbe l’assenza di responsabilità concreta da parte delle piattaforme online. Piattaforme che operano da intermediari, senza essere formalmente considerate operatori economici.
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