“Erano opinioni, non una frode”: assolti Neves e manager Farfetch

“Erano opinioni, non una frode”: assolti Neves e manager Farfetch

Quelle del fondatore José Neves (in foto) e di altri dirigenti di Farfetch erano opinioni sul futuro dell’azienda, magari ottimistiche ma comunque legittime. Di certo non erano parte di un disegno fraudolento per nascondere agli investitori lo stato di salute finanziaria della piattaforma e-commerce. Per questo la Corte del Distretto Meridionale di New York ha rigettato la querela presentata nel dicembre 2023 da alcuni azionisti: “Mancano le evidenze per sostenere l’accusa di frode sui titoli”.

 

 

Ottimistiche, ma erano opinioni legittime

I querelanti, in particolar modo, contestano a Neves e ad altri manager di non essere stati trasparenti sull’impatto sulle casse di Farfetch di alcune operazioni (su tutte, l’acquisto nel 2019 del gruppo NGG per 675 milioni di dollari). Anzi, il fondatore e i suoi sodali avrebbero propalato “inesattezze pervasive e sostanziali” per abbellire uno scenario che di lì a poco si sarebbe rivelato pienamente di crisi. Secondo la sentenza, racconta Fashion Law, “l’ottimismo aziendale non costituisce una frode”: si possono usare termini vaghi come “resilienza”, “forza” e “buon posizionamento” senza che questo possa essere poi rimproverato. Allo stesso modo il diritto statunitense protegge le proiezioni future: non si può contestare a un’azienda quotata il non verificarsi di uno scenario di crescita, a meno che non si dimostri che l’azienda stessa ha mentito scientemente già quando prospettava tali scenari. Non era il caso di Farfetch: assolti.

Foto da Shutterstock e da LinkedIn

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