Francia: la legge anti-spreco ingrassa le tasche del fast fashion

Francia: la legge anti-spreco ingrassa le tasche del fast fashion

Fatta la legge, trovato l’inganno. In Francia, la legge AGEC (Loi Anti-gaspillage pour une économie circulaire) detta anche “legge anti-spreco” promulgata il 10 febbraio 2020 e che proibisce di distruggere l’invenduto, si è trasformata in una miniera d’oro per alcuni gruppi di fast fashion. Un’inchiesta di Disclose, in collaborazione con Reporterre, ha svelato come Shein, Decathlon e Kiabi ne stiano approfittando. Altro che dare una seconda vita ai vestiti. Piuttosto, dare una seconda opportunità di guadagno.

La legge anti-spreco

Lo scopo della legge AGEC è quello di promuovere l’economia circolare, riducendo gli sprechi e la over produzione. Ma in realtà sta ottenendo l’effetto contrario, generando contributi e mettendo in difficoltà le organizzazioni benefiche che non sanno come gestire le donazioni. Un business milionario che ha creato la figura del broker di beni invenduti, mediatore tra i grandi gruppi e gli enti di beneficenza. Cosa sta accadendo? La legge AGEC prevede la creazione di un credito d’imposta del 60% sul valore dei beni donati. Nss magazine cita l’esempio: se Shein dona un paio di pantaloni del valore di 12 euro a un ente benefico, riceve in cambio un credito di imposta di 7,20 euro. Per cui aumentando l’invenduto, aumentano le riduzioni fiscali e di conseguenza crescono anche i suoi profitti. Secondo i giornalisti di Disclose, Decathlon ha ricevuto 709.000 euro di crediti d’imposta nel 2024 per 1,18 milioni di euro di beni invenduti donati.

 

 

Cosa non quadra

Le ingenti “donazioni” finiscono per ingolfare gli enti di beneficenza e centri di riciclo, sommersi da montagne di vestiti. E che succede? Che sono costretti a distruggere i prodotti. In definitiva, con questa legge, lo Stato francese paga per avere più rifiuti. Sempre secondo l’inchiesta, i marchi di fast fashion non hanno nemmeno bisogno di contattare direttamente le organizzazioni. Si affidano ad una nuova figura, il broker di beni invenduti. Sono in genere aziende startup che si frappongono tra le grandi società di fast fashion e gli enti di beneficenza, gestendone i rapporti. Per cui la legge AGEC non solo avvantaggia le multinazionali ma sta lentamente uccidendo gli enti di solidarietà e i negozi dell’usato, che sono attori protagonisti dell’economia circolare. (mv)

Foto Shutterstock

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