Gli obiettivi dell’export italiano e il 2025 della filiera pelle

Gli obiettivi dell’export italiano e il 2025 della filiera pelle

Ieri si è svolta la Conferenza Nazionale dell’Export e dell’Internazionalizzazione delle Imprese. A Fiera Milano Rho si è parlato di tanto; quasi di “tutto”, anche se abbastanza poco di filiera della moda), partendo da una considerazione. L’ha espressa il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), Antonio Tajani (a sinistra nella foto Imagoecnomica). Eccola: “L’export resta una delle forze principali dietro la crescita dell’economia italiana. Nonostante le crisi e le tensioni internazionali, è cresciuto il doppio di Germania e Francia” (fonte Ansa). In altre parole: “Nel periodo gennaio-ottobre abbiamo in 10 mesi esportato 537,5 miliardi di euro, +3,4%”. Numeri e trend da commentare e che arrivano pressoché in parallelo con i dati 2025 della filiera pelle, elaborati da Confindustria Accessori Moda. Nessuna rivoluzione, ma qualcosa che va nella direzione di “un debole segnale di ripresa”. Tradotto: meno peggio del previsto.

Un ministero bicapite

Come riporta Ansa, Tajani ritiene che i numeri dell’export 2025 siano “il riflesso di un cambio di direzione impresso al MAECI, che a partire dal 1° gennaio subirà una vera e propria rivoluzione“. Nel senso che si trasformerà in “un ministero bicapite, con una testa politica e una testa economica. Il commercio internazionale, la politica economica, la politica della crescita fuori dai confini nazionali non saranno più soltanto un orpello. Saranno parte essenziale e fondamentale della politica estera italiana. Tutte le ambasciate d’Italia, tutti i consolati d’Italia e tutti gli istituti di cultura italiani nel mondo si trasformeranno in trampolini di lancio per le nostre imprese”. Il tutto, “continuando a sostenere tutti i settori. Dalle colonne portanti del nostro export – farmaceutica, macchinari, automotive, mode e agroalimentare – a quelli più innovativi”.

No a un Europa che distrugge l’industria

“Sono europeista convinto – commenta il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, a margine della Conferenza -. Però, purtroppo, per come si sta comportando, questa Europa non serve alle imprese europee e italiane. Stiamo distruggendo l’industria di base del continente europeo. Per poter essere forti e fare i nostri prodotti abbiamo bisogno di non deindustrializzare la nostra Europa e, soprattutto la nostra Italia. Abbiamo bisogno con la sana politica di combattere quei burocrati che tornano indietro sulle scelte fatte”.

 

 

La soglia dei 700 miliardi

Nel contesto di un dibattito dove ha tenuto banco anche la discussione sull’accordo con il Mercosur, Orsini (a destra nella foto Imagoecnomica) ha messo sul tavolo dati e prospettive. “Siamo a fine anno e la nostra industria ha Tenuto. Il 3,5% delle esportazioni in più è un dato significativo per il fatto che i nostri prodotti sono sempre stimati, apprezzati da tutto il mondo”. L’export italiano, continua Orsini, vale “oltre 620 miliardi e noi puntiamo a 700. Abbiamo lanciato uno strumento a maggio di quest’anno che si chiama Expand. Ci dice che abbiamo ancora una capacità di poter esportare i nostri prodotti per altri 80 miliardi circa”.

il 2025 della filiera pelle

“In questi tempi sfidanti, sono lieta di segnalare che, seppur deboli, si registrano segnali di ripresa nel nostro settore. Tuttavia, dobbiamo riconoscere con rammarico che molte aziende continuano a subire un calo delle attività, malgrado la straordinaria resilienza dimostrata e la determinazione a difendere il proprio lavoro e il benessere dei dipendenti”. Parole di Giovanna Ceolini, presidente di Confindustria Accessori Moda. La federazione ha diffuso “i risultati dell’indagine relativa ai dati del terzo trimestre 2025 e alle previsioni annuali realizzata dal suo Centro Studi”. Evidenziano, in un contesto pur sempre negativo, qualche debole segnale di positività per l’aggregato concia, calzatura, pelletteria e pellicceria. Nei numeri: il consuntivo 2024 si era chiuso con un fatturato di comparto appena sopra i 30 miliardi di euro (2,8 miliardi in meno rispetto al 2023, -8,6%). La prima frazione 2025 era caratterizzata da un trend ancora marcatamente negativo (-6,4% tendenziale). Invece il secondo (-4,3%) e, soprattutto, il terzo trimestre (-1,4%) danno segni di ripresa per i quattro settori. L’export, storicamente motore fondamentale per le imprese della filiera, ha segnato nei primi 8 mesi del 2025 un valore di 16 miliardi di euro, di poco inferiore (-0,9%) a quello del 2019 pre-pandemia, ma del -4,1% sullo stesso periodo del 2024”.

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