Quando parleremo in futuro del 2025 della moda, parleremo soprattutto di licenziamenti. Se ne contano oltre 17.000 tra marchi del lusso, dello sportswear e catene retail, prevalentemente (ma non solo) negli USA.
Mal comune, mezzo gaudio (insomma)
È Footwear News a fare i conti: i licenziamenti registrati quest’anno sono stati almeno 17.267. La crisi non è solo della moda, va detto. Il numero impallidisce di fronte ai 48.000 posti di lavoro in meno dalla società di logistica e trasporto UPS. Ma, certo, mal comune mezzo gaudio è una magra consolazione. Secondo il rapporto pubblicato a ottobre da Challenger, Gray & Christmas i due settori più colpiti dai tagli della forza lavoro sono quello tecnologico (Intel, Microsoft, ecc) e il retail. Challenger ha affermato che, fino al 30 settembre, le catene statunitensi di negozi hanno annunciato complessivamente 86.233 tagli di posti di lavoro, +203% su base annua. Lo stesso studio ricorda che prima delle festività natalizie, solitamente, le catene retail si battono per potenziare il loro organico. Una gara che è quasi inesistente quest’anno. “Con la fiducia dei consumatori in calo e le pressioni tariffarie all’orizzonte, prevediamo che la stagione delle assunzioni sarà modesta”, ha affermato il vicepresidente Andy Challenger.
Il 2025 della moda
Ma torniamo alla moda. Nell’elenco delle aziende che hanno tagliato e stanno tagliando posti di lavoro figurano (tra i brand): Adidas con 500 licenziamenti, Burberry con 1.700, Puma con 1.400 (500 in una prima fase e 900 in una seconda) e VF Corp con 400. A queste occorre aggiungere anche Nike, il cui conteggio però non ha un numero certo. Tra le catene retail incluse nella lista ci sono Hudson’s Bay Co (che ha chiuso i battenti e 8.347 persone hanno perso il lavoro), Macy’s con 106 licenziamenti, poi Saks Global 1.236 e Target 1.800. (mv)
In foto (Shutterstock) un calzaturificio messicano
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