Il dramma degli allevatori indiani: non sanno a chi vendere le pelli di bufalo, la concia è in crisi e c’è il dazio all’export

Tu chiamalo, se vuoi, un paradosso. Nel bimestre aprile-maggio l’export di carne di bufalo indiano è aumentato del 15% in volume e del 10% in valore, secondo i dati di APEDA, il dipartimento per l’agroindustria di Nuova Delhi. Il settore, però, non può esultare, e anzi si aspetta che nell’anno il dato conclusivo sia piatto. Perché? Per clima politico in cui opera il settore, basti vedere il ping pong del decreto sul commercio di bestiame; per la sindrome FMD (afta epizootica) che sta raffreddando le vendite verso la Cina. Ma soprattutto perché sulla filiera incombe il problema conciario: le pelli grezze sono sottoposte a pesanti dazi che ne inibiscono l’export, ma l’area pelle nazionale vive momenti difficili e le concerie di Kanpur vanno incontro a un trimestre di chiusura. La filiera zootecnica è condannata a perdere il prezioso margine da un sottoprodotto. “Dovremmo essere incentivati all’export”, dice un imprenditore del settore a Economic Times. In tema di relazioni commerciali internazionali, il governo non è assolutamente sulla stessa lunghezza d’onda. Anzi, proprio in questi gironi vara l’aumento della tassa sull’import di passamanerie e componenti per la calzatura in pelle e tessuto dal 3% al 5%.

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