India, sintetico e made in China affossano il distretto di Dharavi

Ancora contraddizioni per l'area pelle

Economia in rallentamento, nuovi dazi e importazione massiva di prodotti cinesi realizzati con imitazioni sintetiche della pelle. Sono questi i tre elementi che stanno mettendo in ginocchio lo storico distretto artigiano di Dharavi, a Mumbai (India), un conglomerato di migliaia di piccole botteghe in cui un’intera popolazione formata da lavoratori provenienti da tutto il Paese lavora la pelle creando borse, accessori e calzature. Molti dei quali hanno già perso il posto.

Ordini in calo
“Gli affari sono diminuiti del 50% rispetto a due anni fa” spiega il presidente di Leather Goods Manufacturing Association, Manohar Raibage, dalle pagine del Mumbai Mirrors. Un declino che per Raibage sarebbe stato accentuato dall’introduzione di alcune modifiche alla tassa su beni e servizi, la cosiddetta GST, con ricadute sul commercio di grezzo e pelli lavorate. “Pensavamo si trattasse di un rallentamento temporaneo, ma non è così e ora la situazione non è più sostenibile” riprende il presidente dell’associazione dei pellettieri, che lamenta la chiusura di alcuni negozi e il dimezzamento dei posti di lavoro nelle aziende ancora aperte. “Potrei spegnere le macchine tanto lavoro non ce n’è – conferma Noor Alam, imprenditore che da 20 anni gestisce una piccola attività che fino a poco fa impiegava 15 artigiani -. Continuiamo ad aspettare ordini, ma invano“.

Conseguenze indirette
Per Raibage, oltre all’effetto diretto dell’aumento dei prezzi dovuti alle nuove imposizioni fiscali, la GST ha determinato il ritiro degli ordini da parte dei clienti oppure la loro migrazione verso prodotti cinesi dal costo inferiore: “I loro prodotti in sintetico sono almeno dieci volte più economici – continua Raibage dal Mumbai Mirror -. E il governo non ci ha fornito alcuna protezione contro queste importazioni“. (art)

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