L’alluvione del ’66 a Firenze: la testimonianza di Andrea Calistri (Sapaf) e l’intervento degli americani

“Quando la piena passò, tutto era sommerso da oltre 5 metri di acqua e fango (nella foto, gentilmente concessa dall’azienda). Fu una vera tragedia per una famiglia che aveva creato la sua attività contando solo sulle proprie forze e viveva interamente di quel lavoro”. Così inizia il racconto dell’alluvione del ’66 di Andrea Calistri (che al tempo aveva 12 anni), titolare di Sapaf e attuale presidente di CNA Firenze. Il laboratorio dell’azienda fondata nel 1954 dai suoi genitori (Silvano Calistri e della moglie Valdivia) aveva sede nella zona dell’Isolotto a Firenze (via Silvestro Lega) e si trovava in un seminterrato. “Ricordo che un nostro dipendente tentò, senza successo, di entrare nei locali il giorno successivo all’alluvione con il canotto che usavo al mare, perché sulla melma galleggiavano contenitori con dentro oggetti di piccola pelletteria che si sperava di riuscire a salvare. Quando finalmente fu pompata via l’acqua e si riuscì ad accedere ai locali, ci trovammo davanti alla dura realtà: un metro di fango maleodorante aveva irrimediabilmente compromesso tutto. A niente valsero i tentativi di lavare le pelli e cercare di salvare qualcosa, quell’ammasso di acqua, fango e nafta non lasciava scampo. Fu grazie alla grande solidarietà di amici, parenti e dipendenti, che si dettero da fare per aiutarci a rimettere in piedi l’attività che riuscimmo a risollevarci: nel gennaio del 1967 eravamo di nuovo operativi, in una nuova sede”. “La mia famiglia soffrì non poco, ma i miei genitori dissero che nel giro di 10 anni ci saremo ripresi e così fu, in un decennio eravamo al punto che avevamo lasciato”. La ripresa di Sapaf, come quella di altre 300 aziende fiorentine, fu permessa anche dal fondo ALFA (American Loans to Florentine Artisans), sistema di microcredito garantito con risorse offerte da grandi società americane, con il quale vennero raccolti in totale 1 milione e 350.000 dollari. “Un’operazione straordinaria che vide intervenire un pool di grandi magazzini americani che si rifornivano a Firenze. Permisero alle aziende di uscire dal baratro in cui erano entrate. Gli Stati Uniti dimostrarono quanto avessero a cuore la nostra storia e la nostra tradizione; allora come oggi”, conclude Calistri. (mvg)

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