Il reshoring e il nearshoring soppiantati dal friendshoring. Guerra commerciale e tensioni geopolitiche ridisegnano i flussi commerciali, per cui si preferiscono aziende partner con sedi in Paesi amici piuttosto che in stati non allineati politicamente. Il report “Great Trade Rearrangement” del McKinsey Global Institute indica le strade alternative che le aziende potrebbero percorrere. Intanto il presidente statunitense Donald Trump comincia a delineare il calendario dei dazi.
Nel dubbio, a un amico
Visti i rapporti commerciali tra USA e Cina, le aziende potrebbero cercare di riorganizzare l’approvvigionamento rivolgendosi a fornitori alternativi. Oppure potrebbero ridurre gli acquisti, se non sostituire i prodotti d’importazione con prodotti simili di fabbricazione domestica. Le opzioni sono poche e, scrive McKinsey, richiedono una combinazione di sacrificio, risorse, know-how e tempo. L’Europa emerge come il fulcro della riorganizzazione commerciale. Per McKinsey conterà il friendshoring, ovvero la preferenza per rapporti commerciali con Paesi politicamente amici. Una teoria che viene dimostrabile con i numeri. Le importazioni statunitensi dalla Cina sono diminuite di circa il 20%, ovvero di oltre 100 miliardi di dollari, tra il 2018 e il 2024, mentre le importazioni totali statunitensi sono aumentate di quasi il 30%.
Una geopolitica delle forniture
Enrico Cietta, presidente del Comitato Scientifico di Expo Riva Schuh & Gardabags, ha presentato uno studio sulla globalizzazione regionale e ha diviso il mondo in quattro blocchi. Quali? Usa e Occidente; Cina e Asia (e a breve potrebbe arrivare anche l’Africa); Paesi emergenti non allineati; Paesi neutrali. Blocchi che riorienteranno i flussi commerciali tenendo conto che, per la calzatura, 2 paia su 3 vengono prodotte in Paesi diversi da quelli di consumo. I flussi commerciali subiranno l’influenza dei dazi USA. Al momento è definitivo (riepiloga Sourcing Journal) che Laos e Myanmar dovranno pagare dazi del 40% sulle esportazioni verso gli Stati Uniti. Cambogia e Thailandia del 36%, Bangladesh del 35%, Indonesia del 32%, Sudafrica e Bosnia-Erzegovina del 30%, Giappone e Corea del Sud, insieme a Malesia, Tunisia e Kazakistan,del 25%. Col Vietnam è stato raggiunto un accordo col dazio al 20%. Con l’Europa il presidente USA ha firmato un rinvio dei dazi al primo agosto. Con la Cina la sospensione dei dazi durerà fino al 12 agosto. Arriveranno nuove decisioni: quanto durerà ogni singolo provvedimento è difficile da prevedere. (mv)
In foto (Shutterstock) Donald Trump
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