Dopo mesi di tensioni e minacce di nuove tariffe, l’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno trovato un accordo che scongiura una nuova escalation commerciale. L’intesa, raggiunta a Turnberry tra la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il presidente americano Donald Trump, prevede una tariffa doganale unificata al 15%. Una soglia alta, ma lontana dai picchi punitivi annunciati in precedenza proprio da Trump. Tra i settori più interessati, senza dubbio, quello della moda e del lusso, che aveva visto negli ultimi anni un aumento delle barriere all’esportazione verso il mercato americano, tra i più rilevanti a livello globale per le maison europee. Ecco perché, ora che la moda europea sa che dazio l’aspetta negli USA, sono arrivate le prime reazioni.
La moda europea sa che dazio l’aspetta
Cuore dell’accordo è l’introduzione di una tariffa fissa al 15% su gran parte dei beni scambiati tra le due sponde dell’Atlantico. Lo riporta Ansa. Questo compromesso coinvolgerà settori strategici come automotive, agroalimentare, beni di lusso, farmaceutica e semiconduttori, mettendo fine (almeno per ora) al ciclo di ritorsioni incrociate. Viene inoltre ripristinata la clausola della “nazione più favorita”, principio della WTO, l’Organizzazione mondiale del commercio, che garantisce equità tra partner commerciali. Nonostante alcune eccezioni, come l’acciaio e l’alluminio, che restano soggetti a dazi più alti, l’accordo rappresenta un passo importante verso la stabilizzazione di un interscambio da oltre 1.400 miliardi di euro l’anno. Per la moda e il lusso, la notizia dell’intesa tra von der Leyen e Trump, ha messo un freno al rischio di dazi differenziati o sproporzionati, come accaduto in passato con i prodotti simbolo. E infatti i commenti non si sono fatti attendere.
Le parole di Cucinelli e Arnault
Brunello Cucinelli, da tempo voce equilibrata nel panorama industriale, ha commentato sul Financial Times la notizia di un possibile accordo. “Ci sono situazioni che non possiamo controllare, come il caldo o i dazi. In questi casi, bisogna accettare con grazia e andare avanti. Le tariffe americane sono fuori dal nostro controllo”. Più pragmatico Bernard Arnault, presidente di LVMH, che ha sottolineato su Le Figaro l’importanza di un’intesa, anche imperfetta. “Meglio un’intesa che una guerra commerciale, per cui era importante trovare un accordo, così come ha fatto il Giappone. È essenziale mantenere rapporti distesi con gli Stati Uniti, primo mercato per molte delle nostre imprese. Uno scontro aperto sarebbe estremamente dannoso, soprattutto per gli imprenditori europei e francesi. La via del dialogo, anche se complessa, è l’unica percorribile”. Dopo anni di incertezza, quindi, il sistema moda può ora tornare a pianificare con maggiore serenità. Anche se la “roulette dei dazi” si è fermata sul 15%, la partita sembra tutt’altro che chiusa. Ma, per ora, a spuntarla è stata la diplomazia.
Foto EC AV Portal
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