Un team internazionale studierà l’economia della concia nell’Impero Romano. Il progetto di ricerca mira a scoprire come si produceva, commercializzava e utilizzava la pelle nell’Antica Roma. Alla guida dello studio c’è l’ateneo britannico Teesside University di Middlesbrough. Il progetto avrà durata triennale e ha ricevuto un finanziamento di 1,5 milioni di euro grazie all’UK Research and Innovation (UKRI), nell’ambito di un bando dell’Arts and Humanities Research Council (AHRC).
Studiare la concia nell’Impero Romano
Il progetto esaminerà i manufatti in pelle provenienti da alcuni fondamentali siti archeologici. Per esempio: Vindolanda, vicino al Vallo di Adriano nel Northumberland, che vanta la più grande collezione di oggetti in pelle romani dell’Impero. Oppure, i siti di Trimontium in Scozia e di Valkenburg e Vechten nei Paesi Bassi. Il team di ricerca collaborerà anche con il Vindolanda Trust (dal cui sito sono tratte le immagini), il Museo Nazionale di Scozia e il Rijksmuseum van Oudheden dei Leida, nei Paesi Bassi. L’analisi dei manufatti avverrà con “tecniche scientifiche all’avanguardia” – tra le quali il sequenziamento del DNA antico (paleogenomica) – che andranno a connettersi con le competenze archeologiche che stanno alla base del progetto.
La prima analisi biomolecolare
Un team internazionale guida il progetto, a partire da Gillian Taylor, professoressa della Teesside University. Fanno parte del team anche Rhiannon Stevens (University College, UK), Elizabeth M. Greene (Western University, Canada) e Matthew Breen (North Carolina State University, USA), come si legge in una nota della Teesside University. “Questo lavoro ci aiuterà a capire non solo come vivevano le persone, ma anche come si adattavano, innovavano e si collegavano tra loro nonostante le grandi distanze” afferma Taylor. “È la prima analisi biomolecolare su larga scala relativa al cuoio di epoca romana. Identificando la specie, il sesso e l’origine degli animali utilizzati nel ciclo conciario, possiamo ricostruire e approfondire le reti socioeconomiche che sostenevano la vita romana. Dalle catene di approvvigionameto militare all’artigianato civile”.
Il fascino della pelle archeologica
“La pelle archeologica suscita sempre l’interesse del grande pubblico perché è affascinante vedere la conservazione di così tante scarpe e oggetti di uso quotidiano risalenti a quasi 2000 anni fa”, aggiunge Greene (fonte news.westernu.ca). “Il progetto mira a colmare le lacune sull’intero processo di concia svolto nell’antichità. Fattore fondamentale per comprendere l’impatto delle conquiste e dell’occupazione militare delle province da parte dell’Impero Romano. Il pellame archeologico ha molto più da dirci di quanto si possa pensare a prima vista”. (mv)
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