Alla Biennale di Venezia la memoria onirica (in pelle) di Zahrah Al-Ghamdi

L’illusione, la verità, la memoria, il ricordo e lo sforzo di riconoscere il passato nel presente. Alla 58esima edizione della Biennale di Venezia l’artista araba Zahrah Al-Ghamdi ha affidato alla pelle il compito di tenere insieme tutto questo, facendo immergere i visitatori in un viaggio quasi surreale, al confine tra realtà e sogno, lungo un percorso definito da lunghi teli costellati da 50.000 sfere in pelle riempite di cotone. Un semplice spostamento d’aria generato dal passaggio del visitatore smuove i teli e le sfere di pelle, modificando l’ambiente e costringendo sguardo e mente a riadattarsi, a cogliere nel nuovo scenario tracce del vecchio per orientarsi. “After illusion“, questo il nome dell’installazione ospitata nel padiglione dell’Arabia Saudita e curata da Eiman Elgibreen, trae ispirazione da una frase contenuta in un antico poema arabo scritto da Zuhayr bin Abi Sulma, il quale descriveva la fatica compiuta per riconoscere la propria casa e gli ambienti in cui era cresciuto dopo essere stato via per vent’anni. Solo grazie all’illusione il poeta è riuscito in questo, facendo quindi affidamento a una condizione che solitamente sembra allontanare dalla realtà mentre a volte può aiutare a disvelarla. “After illusion” era questo, un messaggio che Al-Ghamdi, famosa per le sue opere realizzate utilizzando materiali naturali, ha comunicato anche grazie a migliaia di sfere in pelle composte da due metà, una delle quali intagliata, poi cucite insieme. (art)

Foto da miskartinstitute.org e labiennale.org

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