L’archeologia, la storia, la pelle. Non è la prima volta che incredibili scoperte archeologiche portano alla luce resti di antiche culture e che gli oggetti in pelle contribuiscono a ricostruire usi e costumi sommersi nel tempo. È successo anche nel Lazio. Nel cuore della Tuscia, a Barbarano Romano (Viterbo) nell’area di San Giuliano, dove una campagna di scavo condotta dalla Baylor University (Texas) ha rinvenuto un tumulo funerario integro risalente alla civiltà etrusca (alla fine del VII secolo a. C. in epoca orientalizzante recente). Un ritrovamento eccezionale, destinato ad arricchire in modo significativo la conoscenza del mondo funerario etrusco. La tomba, sigillata da oltre 2.600 anni, ha restituito una camera sepolcrale intatta con al suo interno i resti di quattro individui adagiati su letti scolpiti nel tufo. Il corredo, allo stato attuale, comprende circa 75 vasi ceramici finemente decorati, un bacile in bronzo, 10 fibule in bronzo e 2 in ferro, 2 punte di lancia in ferro, 2 fermatrecce in argento, un copricapo in un materiale cuoio che il restauratore della Soprintendenza ha identificato in cuoio (sono in corso ulteriori verifiche), una fuseruola e perle in pasta vitrea.
Incredibile scoperta
La scoperta archeologica è avvenuta sotto la direzione scientifica di Davide Zori, archeologo e docente presso la Baylor University. Alla base c’è il lavoro della Virgil Academy, ente filantropico fondato da Gianni Profita, rettore dell’Università UniCamillus. “Il fatto che la tomba non sia mai stata violata, né in epoca romana né moderna, è straordinario – racconta Zori (come riportato da Adnkronos) –. L’accesso avveniva tramite un profondo dromos (corridoio) al termine del quale il team ha trovato una lastra di tufo integra che sigillava l’ingresso alla camera sepolcrale. Rimosso il portale, la tomba ha rivelato un eccezionale corredo funerario” insieme a un vasto numero di ornamenti rituali. Tra questi, appunto, anche una sorta di cappello in cuoio.
Copricapo in cuoio come simbolo sociale
Al contrario dei Greci, che indossavano cappelli solo durante i viaggi e in poche altre occasioni, gli Etruschi (fino almeno al V secolo a.C., quando cominciarono a preferire il capo scoperto), utilizzavano varie tipologie di copricapo. Che potevano indicare l’appartenenza alle diverse classi sociali. Forse proprio per questo l’oggetto era ritenuto di grande importanza, tanto da accompagnare il defunto nel suo sepolcro. Il tutulus, ad esempio, utilizzato sia dagli uomini che dalle donne nel VI sec. a.C., era un berretto di stoffa ricamata dalla forma a cupola. Gli aruspici utilizzavano un cappello in lana o pelle a falda larga con la punta cilindrica, i sacerdoti e divinità avevano come attributo un cappello a punta o a cappuccio. Infine c’era il pétatos, anch’esso a falde larghe, utilizzato soprattutto dalle classi sociali inferiori.
Foto da Wikipedia (esempio di copricapo) e Unicamillus
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