La firma che vedete nella foto ha (almeno) 1950 anni. La trovarono nel 1873, scritta a carboncino su un muro della conceria rinvenuta negli scavi di Pompei, la città sepolta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. Poi scomparve, cancellata dagli agenti atmosferici. Potrebbe indicare il nome del conciatore che la possedeva o l’indicazione di un ordine. Il dibattitto è aperto e rimane nel campo della teoria, visto che, come detto, quella scritta non c’è più e la conosciamo solo perché fu – fortunatamente – repertata quando la scoprirono. A noi, però, i “potrebbe” non interessano. Per noi, questa è la prima firma della pelle, l’inizio di un viaggio culturale antico come l’umanità, ma moderno da sempre. Un viaggio culturale. Il viaggio di cui raccontiamo nel nuovo numero del nostro mensile.
La prima firma della pelle
La pelle è cultura. Lo diciamo da anni e, oggi, più che mai. Lo dimostrano le tante storie che raccontiamo in questo numero. A partire da quella della conceria di Pompei restaurata grazie al sostegno finanziario e progettuale di UNIC – Concerie Italiane e Lineapelle, ora raccontata in un libro già presentato a Roma, Osaka e New York e che sarà protagonista di una mostra all’interno della prossima edizione di Lineapelle.
Arte, mecenatismo e non solo
Ma la conceria di Pompei è solo la punta dell’iceberg. UNIC e Lineapelle, negli anni, hanno dimostrato una profonda attenzione per l’arte e la storia (non solo in relazione al settore conciario e alla pelle), attivando una lunga serie di progetti di mecenatismo. Un modus operandi che, come scriviamo nel nostro mensile, trova riscontro – per esempio – in moltissime altre attività di sostegno culturale avviate da brand e griffe. Buona lettura.
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