Lineapelle dimostra che la pandemia è finita, i problemi ancora no

Lineapelle dimostra che la pandemia è finita, i problemi ancora no

L’edizione numero 100 di Linepaelle, che si è tenuta a Fieramilano Rho dal 20 al 22 settembre, ha dimostrato due cose. La prima è che per l’industria della moda la pandemia è finita, di fatto. Il pubblico internazionale di designer e addetti ai lavori è tornato a viaggiare con convinzione. Nonché a progettare senza lo spauracchio dei lockdown. Certo, ci sono le dovute eccezioni. Si vedono pochi cinesi, ancora frenati dalle limitazioni del governo di Pechino. E pochi russi, anche se loro non per la pandemia, ma per le conseguenze dell’invasione dell’Ucraina. Ma la ripartenza c’è stata. “Siamo contenti. Siamo stati visitati in maniera continua – ci racconta Giancarlo Dani (Gruppo Dani) –. Abbiamo visto tanti stranieri, molti anche dall’Est e dall’Asia”. Il secondo riscontro dell’edizione 100 di Lineapelle è che, superate quelle del Covid, le grane per la fashion industry non sono terminate: il mercato è sotto la sferza dell’aumento dei costi. “I clienti sono tutti preoccupati sul futuro e ormai lo sappiamo: tutto può succedere – continua Dani –. Dobbiamo essere attenti all’attualità. Viviamo un po’ alla giornata. L’unica cosa che non deve mancarci è la speranza. Noi italiani facciamo tanto e abbiamo fatto tanto. Abbiamo seminato ora speriamo anche di raccogliere”.

 

 

Per Lineapelle la pandemia è finita

“Finalmente si è tornati alla normalità, si è tornati a una fiera come se ne facevano prima del Covid – commenta Luigi De Vita (Devi Concia) –. Abbiamo incontrato clienti di qualità”. Confermano la sensazione Giovanni e Chiara Piran (La Veneta): “A proposito di affluenza, non c’è più il fulcro del secondo giorno, ma le presenze si sono spalmate sui tre giorni. Si vede più positività, anche se alcuni mercati esteri ancora mancano. Le firme sono ripartite, siamo tornati al pre-pandemia come giro di lavoro”. Il cruccio, dicevamo, viene dai rincari di energie e materie e prima e dalle conseguenti tensioni sui listini. “È sempre più difficile gestire i prezzi – conclude Romina Brandellero (Vicenza Pelli) –. Se facciamo un aumento adesso poi dobbiamo riparlarne tra un mese. Facciamo più fatica a spiegarlo a un americano che a un europeo. Sembra strano ma è così. Anche se i ritocchi del listino sono minimi, a volte non sono accettati”. (mvg/rp)

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