Ora tocca ai brand. La tre giorni di Lineapelle (Fieramilano Rho, 23-25 settembre) si è confermata l’occasione per l’incontro, il dibattito e il colloquio della filiera. È prematuro parlare di aspettative di ripresa (in pochi si azzardano a farlo). Ma c’è la sensazione che, in un certo modo, il peggio sia alle spalle. E che il recente round di nomine ai vertici stilistici (nonché amministrativi) dei grandi marchi possa finalmente aprire una nuova stagione.
Le sensazioni in fiera
Come già emerso nei primi due giorni, gli espositori di Lineapelle sono rimasti soddisfatti della qualità della composizione del pubblico in fiera. “Siamo soddisfatti dell’affluenza – commenta Alessia Brogi di conceria Giava –. Continuiamo a consolidare il lavoro con le firme che abbiamo iniziato da un paio di anni, cercando di attrarre nuovi clienti”. Certo, la congiuntura rimane complessa. “Abbiamo avuto buoni contatti, ma non abbiamo ancora rivisto tutti gli americani – ricorda Dania Gleria di Conceria Leonica –, mentre la Cina è ancora un po’ chiusa. In generale ho visto tanti potenziali clienti, ma che cercano piccoli quantitativi”
Ora tocca ai brand
Lineapelle è un momento elettivo di proposta. C’è chi prova a rinnovare e rinnovarsi, come Conceria La Bretagna. “Stiamo provando a cambiare passo – racconta Paolo Testi –. Fare vera ricerca, non solo nella sostenibilità e nelle certificazioni, ma nel prodotto: vogliamo tornare alla pelle vera. Riproponiamo il gusto, l’odore della pelle. Una cosa vecchia che è nuova”. Enrico Camorali, sales manager di Conceria Samanta, spiega come l’azienda provi “ad essere un atelier della conceria, dove lo stilista, il brand si crea il suo abito su misura. Quello che paga, in questo momento di grande incertezza, è fornire un’alta personalizzazione. Non sono spaventato: bisogna avere pazienza in questa transizione”. In chiusura l’evento fieristico, il pallino passa ai brand: saranno i loro ordini a dire se la buriana è passata. (aa/mvg/rp)
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