Arrivano, parlano, si confrontano, mostrano differenti gradi di interesse, scuotono sconsolati la testa. Non lo fanno perché delusi dal prodotto che stanno valutando. La ragione sta tutta nell’incertezza geopolitica e commerciale che lascia il mercato americano e i suoi fornitori in una condizione che si riassume così: “Non so”. L’ultimo colpo sono i dazi del 30% all’import dall’Unione Europea. Questo il senso delle prime voci da Lineapelle New York, che oggi celebra il suo secondo e conclusivo giorno.
Prime voci da New York
Tra gli stand del Metropolitan Pavilion le prime voci che corrono sono tutte dello stesso tenore. Oscillano tra la consapevolezza che le collezioni piacciono e creano interesse (come dimostrato dall’affluenza alle presentazioni dei trend fashion a cura del Comitato Moda Lineapelle). Suggeriscono anche ipotesi di campionatura. Poi, però, si schiantano contro la sistemica impossibilità di programmazione che domina questa fase congiunturale. Lunga, depressa e soggetta a “un’incertezza che non s’è mai vista– ci dicono dallo stand di una conceria toscana -. Siamo da sempre consapevoli che, per la nostra articolistica, il problema da affrontare sul mercato americano è il prezzo. Ora, però, non è più un problema: rischia di diventare un muro”.
Il “non so” sui dazi
Ecco: la possibile entrata in vigore il 1° agosto dei dazi all’UE di Trump sta gettando nello sconforto chi “già vede nella debolezza del dollaro sull’euro una sorta di dazio valutario”. Fattori negativi che si sommano, si moltiplicano e, come ci spiegano alcuni fornitori, colpiscono i fornitori della moda e del lusso, direttamente e indirettamente. In altre parole: non solo l’export verso gli USA, ma anche – forse e soprattutto – quello verso i Paesi dove i clienti americani producono e da dove, gioco forza, dovranno spedire in patria il prodotto finito. “L’assoluta incertezza dei clienti nasce anche da qui”. Senza dimenticare “che ogni mattina ci si potrebbe svegliare con notizie che ribaltano decisioni prese il giorno prima”.
Il fronte della soddisfazione
Tra tanta incertezza spicca, però, anche chi chiude la prima giornata di Lineapelle New York in una sostanziale condizione di soddisfazione. “Non ci siamo confrontati su dazi o quant’altro – dice Andrea Calistri di Sapaf, uno dei due pellettieri presenti in fiera (l’altro è Tivoli) -. Abbiamo stabilito fin dalle prime ore contatti interessanti”. Potrebbe essere un buon segnale? Indubbiamente. A cosa porterà, però, ancora non si può dire. Ed ecco che si ritorna al “non so” di partenza.
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