La scelta dell’IPO era giusta e non la rimpiange. Ma Bruno Conterno, fondatore e CEO di Nice Footwear, spiega le motivazioni che lo hanno spinto a chiudere, dopo poco tempo, l’esperienza della quotazione in Borsa. Motivazioni che rispecchiano quelle di Diego Della Valle, fondatore e presidente di Tod’s, quando ha deciso di uscire da Piazza Affari dopo 24 anni. Entrambi affermano che l’esperienza è stata positiva, ma…
L’IPO era giusta
“Oltre ad aver consentito la raccolta di capitali, la Borsa ha portato visibilità e il lasciapassare per i cosiddetti salotti buoni. Suggerirei a tutti di considerare questa esperienza”, dice Conterno a Corriere Imprese Nordest. Il CEO conferma quanto già affermato da altri: essere quotati porta rigore nella gestione e nell’amministrazione aziendale, oltre che “una forma mentis di apertura del progetto industriale”. Ma oltre ai pro, ci sono i contro. Il rapporto tra Nice Footwear e la Borsa è entrato in crisi quando “le azioni hanno cominciato a non rispecchiare più il valore economico reale, rendendo difficile la raccolta di ulteriori capitali – sottolinea Conterno –. In un anno siamo cresciuti del 35% ma il mercato è rimasto impassibile e ci ha portato a riflettere”.
Lo scollamento
Uno scollamento tra valore reale e percepito che ha creato “inevitabilmente disagio” all’interno di Nice Footwear. Insomma, gli svantaggi avevano superato i vantaggi. Secondo lo stesso CEO i fondi italiani hanno il vizio di disinvestire dalle imprese medio piccole alle prime difficoltà. In sostanza, quando l’azienda decide di raccogliere capitali esterni, quale differenza c’è tra allearsi con un fondo o quotarsi in Borsa? “Con un fondo di private equity puoi condividere scelte in prospettiva – risponde Conterno – mentre con gli altri si ragiona ex post sulle relazioni di bilancio e poco altro”.
Anche per i big
Questa è anche il principale motivo che ha spinto Della Valle al delisting. La Borsa ti giudica ad ogni trimestre penalizzando le scelte a medio e lungo termine. Non solo. In una intervista al Sole 24 Ore, l’imprenditore marchigiano ha detto: “Siamo pronti a sacrificare qualche punto di margine del gruppo per sostenere la filiera e in particolare le piccole imprese. Una cosa che, forse, non potremmo fare se fossimo ancora quotati”. Il messaggio è chiaro. (mv)
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