Chanel, che spesso enfatizza le radici nella produzione italiana, ha compiuto diverse mini-acquisizioni di fornitori francesi, piccoli laboratori e imprese. Lo ha fatto, sottolinea Glitz.Paris, con una certa discrezione (pratica comune a molte imprese del lusso), senza sfruttare il nome del marchio ma tramite società ad esso riconducibili.
L’incetta di fornitori francesi
Secondo quanto riepiloga Glitz.Paris, nel 2024 Chanel ha acquisito Confection de Sully, un atelier di alta moda nel Loiret, a sud di Parigi. Poi si è preso PR3, che produce tailleur e “articoli con maniche” a Dun-le-Poëlier, e Domicia Production, specializzata in produzioni di piccole serie nella Valle della Loira. La griffe era interessata a Marque & Mod, un laboratorio di abbigliamento femminile situato a Eyraud-Crempse-Maurens. Sempre nel 2024, Chanel ha acquisito Maroquinerie de Champagne a Romilly-sur-Seine, che produce borse e accessori in pelle. La griffe ha compiuto le operazioni tramite veicoli di investimento immobiliare (noti in Francia come SCI), a loro volta collegati a Paraffection, la società sussidiaria di Chanel. A supervisionare le acquisizioni sono il presidente della divisione moda, Bruno Pavlovsky, e Jacques Chenain, responsabile della divisione produttori di moda.
A volte supplier consolidati
Alla fine dell’anno scorso la maison ha silenziosamente rilevato altri tre fornitori, sempre in Francia. Sono i laboratori di accessori in pelle Borlis, gli stabilimenti di haute couture dell’Atelier H e Haspolo, che si trovano vicino alla città di Cholet. Fanno parte della supply chain di Chanel da oltre 20 anni. Questi tre siti sono stati acquisiti lo scorso novembre dal produttore di abbigliamento e accessori AAIMS-Borlis. (mv)
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