La pelle si fa racconto: a Milano nove collezioni per nove visioni

La pelle si fa racconto: a Milano nove collezioni per nove visioni

Dal 23 al 27 settembre, nel cuore di Milano, si è svolta l’ottava edizione di Lineapelle Designers Edition, trasformando Piazza Giuseppe Tomasi di Lampedusa e lo Spazio Lineapelle in un palcoscenico urbano dedicato alla creatività. Non solo passerelle, ma una fucina di idee dove la pelle è diventata linguaggio, materia e visione. Diciassette tra designer e brand internazionali hanno animato la manifestazione con sfilate, installazioni e contaminazioni artistiche, celebrando l’eccellenza artigianale e la forza espressiva di questo materiale. Nove collezioni per nove visioni: noi vi raccontiamo le sfilate che abbiamo visto, storie che parlano di identità, memoria, ribellione e rinascita. Ciascuna con una narrazione potente e distintiva.

Nove collezioni per nove visioni

Maragno ha aperto con “Double Skin”, una riflessione poetica sull’identità. Capi fluidi e avvolgenti, nuance calde e un finale potente: i modelli si spogliano, rimanendo in body che evocano il corpo nudo. Un gesto simbolico che rivela l’anima, oltre la superficie. Alberto Zambelli con “Deco-n-struct” ha costruito un ponte tra moda e architettura. Ispirato a Le Corbusier, gioca con angoli retti, macro-rouche e pellami modellati a mano, in un equilibrio tra rigore e sensualità. Le camicie smoking e i macro bermuda diventano elementi di una femminilità ancestrale. Anton Giulio Grande, invece,  ha omaggiato Frida Kahlo con una collezione intensa e teatrale. Camoscio, cavallino, frange e cristalli si intrecciano in 22 look che celebrano l’arte come rifugio e resistenza. Le acconciature floreali e il giubbotto con il volto di Frida aprono uno show visivamente potente.

 

 

La pelle come ribellione

Marco Rambaldi ha portato in scena “Gioia Radicale”, un inno al contatto umano e alla nostalgia. Patchwork, ricami e pelle vissuta raccontano fiabe urbane dove la vulnerabilità è potere. La Femminella Bag e i pantaloni in pelle diventano simboli di una moda che abbraccia e resiste. Lorenzo Seghezzi ha invece debuttato con “Interludio”, collezione sostenibile realizzata con pellami recuperati e tessuti di magazzino. Ogni capo è confezionato a mano, tra piume, ali e dettagli sorprendenti. Un progetto che racconta la moda come esperienza identitaria e comunitaria. 1972 DESA ha presentato “Tulips of Hope”, ispirata ai tulipani che fioriscono nel gelo. Eleganza minimalista, tessuti setosi e accessori in pelle raccontano la bellezza che nasce dalla resilienza. I capi si modellano come petali, in una palette vibrante e poetica.

Una ricerca profonda

Mastewal con “Gidiré” ha celebrato la cultura Harari. Realizzata in Etiopia, la collezione fonde pelle locale e tessuti ecosostenibili, reinterpretando costumi tradizionali in chiave contemporanea. Le linee architettoniche trasmettono protezione e forza. Chronos Corps con “Scorie” ha invece immaginato un futuro post-consumo. Gli abiti diventano reliquie, tra tagli netti e accessori distopici, in una visione che invita a ricostruire con consapevolezza. La pelle è materia viva, memoria e cambiamento. Mentre LEONARDOVALENTINI e Laboratorio Riciclo Pelle hanno chiuso con “Specters of the Sunset Boulevard”, una collezione rock, etica e audace. Lineapelle Designers Edition 2025 è stata molto più di una serie di sfilate: è stata un’esperienza immersiva, un manifesto di stile e pensiero. La pelle, protagonista assoluta, ha raccontato storie di corpi, culture e visioni. E noi eravamo lì per ascoltarle.

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