2016 coi fiocchi per LVMH (benissimo Fendi), 2017 con i piedi di piombo: “Prima metà relativamente semplice, poi più difficoltà”. Colpa di Brexit e Trump…

Partiamo dalla fine. Bernard Arnault, patron del gigante del lusso globalizzato, ha già trovato a chi dare la colpa se a fine 2017 i conti della sua corazzata non saranno positivi come nel 2016, anno in cui sono stati superiori alle previsioni. “Siamo fiduciosi, ma cauti. La performance 2016 è stata eccellente, considerata la situazione instabile dal punto di vista geopolitico ed economico. La prima metà del 2017 riteniamo che potrà svolgersi con una dinamica relativamente semplice”. Mentre “più difficoltosi” potrebbero essere i sei mesi successivi, a causa degli effetti di Brexit e della nuova amministrazione USA di Donald Trump. Sul tavolo, quindi, c’è già l’alibi per eventuali rallentamenti commerciali e produttivi. Resta, comunque, presto per qualsiasi ipotesi o illazione. Torniamo quindi al passato. Anno 2016: il fatturato di LVMH arriva a quota 36,7 miliardi di euro, segnando il +5% rispetto al 2015 e andando oltre le attese. Cresce dell’11% l’utile netto, pari a 3,98 miliardi di euro. Margine operativo: 18,7%. Bene la Fashion & Leathergoods Division: +3%, con giro d’affari che passa da 12,3 a 12,7 miliardi di euro e “utili che mettono a segno un +10%”. Viene definito “robusto” l’incremento messo a segno da Fendi e positivi i risultati di Céline, Loewe e Kenzo, mentre per Marc Jacobs continua “il lavoro di cambiamento all’interno della collezione”. (lf)

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