Bizzarri: il 2020 di Gucci per certi versi è “un totale disastro”

Bizzarri: il 2020 di Gucci per certi versi è “un totale disastro”

I negozi chiusi, l’impossibilità del confronto diretto, il rapporto personale che salta. Insomma, il 2020 di Gucci è stato per alcuni aspetti “un totale disastro”. Parole del presidente e CEO Marco Bizzarri, ospite della seconda edizione degli Online Fashion & Luxury Talks di RCS Academy e Corriere della Sera. Il lockdown e tutte le altre limitazioni di questi mesi hanno messo in difficoltà gli aspetti creativi che necessitano di contatto interpersonale. Allo stesso tempo, il manager ha spiegato che la griffe “ha accelerato alcuni progetti che avremmo fatto comunque, ma non così velocemente”.

Il 2020 di Gucci

“Rimanere costretti a casa per noi è stato un disastro. Voglio dire, abbiamo 500 negozi nel mondo e io sono solito visitarli, per parlare con i direttori e capire come vanno le cose – racconta Bizzarri (nella foto, Imagoeconomica) –. Ho dovuto lavorare solamente con i numeri, che però lasciano fuori tutta la parte soft“. Un confronto compensato solo in parte dagli incontri virtuali, “che però rendono impossibile l’empatia” aggiunge il manager. Insomma, la pandemia ha chiuso in casa le persone. E ha soffocato la creatività e il sobbollire di idee tipico del team di designer che lavora con Alessandro Michele. “Tuttavia abbiamo accelerato sul fronte dell’innovazione tecnologica, adottando ad esempio un software in 3D che permette al direttore creativo di vedere lo sviluppo dei prodotti in modo veloce – riprende Bizzarri -. E poi abbiamo lavorato sulla sostenibilità. Progetti che avremmo realizzato, ma forse non così velocemente”.

Nuove tecnologie, nuove teste

Per utilizzare nuovi strumenti servono però nuove capacità, che in alcuni casi fanno il loro ingresso in azienda più velocemente se a cavallo di nuovi assunti. “Noi oggi siamo in 20.000: 10.000 sono entrati con me, quindi il ricambio generazionale lo abbiamo fatto – commenta il presidente di Gucci -. In generale, ad ogni modo, serve una mentalità aperta che consenta di essere veloci e seguire i cambiamenti del mondo e del consumatore”. Quelle famose ‘soft skills’ impercettibili, difficilmente acquisibili, che premiano proprio la creatività italiana.

 

 

Collezioni senza tempo

Doti personali che, ad esempio, proiettano quasi in una dimensione assoluta le creazioni di Michele. Parlando del “tema caldissimo”, come lo ha definito lui stesso, del destino dell’invenduto, Bizzarri ha spiegato che in Gucci “al termine di tutti i processi rimaniamo con il 2 o 3% della merce. Questo è destinato agli outlet. Riusciamo a ottenere questi risultati grazie a metodi predittivi basati sull’intelligenza artificiale”. “Le collezioni di Alessandro hanno una grande longevità, quindi potenzialmente anche i prodotti di 3 anni fa sono attuali – aggiunge il manager, rispondendo all’idea avanzata da qualcuno di riproporre vecchie collezioni -. Però dipende dalla persona”.

Sostenibilità

Il tema della durabilità strizza l’occhio a quello della sostenibilità, su cui Gucci lavora molto. Da un lato parte dell’invenduto viene smontato e le componenti donate a ONG. Dall’altro c’è la riduzione dell’impatto ambientale che la griffe ha avviato nel 2015 e gli investimenti in altri progetti. Il tutto mentre prepara i festeggiamenti per i suoi primi 100 anni di vita. “Faremo molto – anticipa Bizzarri -. Tra le altre cose, Alessandro lavora a una collezione importante che presenteremo virtualmente il 15 aprile. Inaugureremo il nuovo archivio in via delle Caldaie a Firenze, che apriremo al pubblico su prenotazione”. (art)

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