Due sguardi sulla moda: per Felloni è linfa, per Benetton è finita

Due sguardi sulla moda: per Felloni è linfa, per Benetton è finita

Creatività e visione sono spesso concetti sfumati, plasmati dalle esperienze e dal tempo. Ecco perché leggere di due sguardi sulla moda è importante. Da un lato Gherardo Felloni, direttore creativo di Roger Vivier, che rappresenta l’arte del dettaglio e la continuità di un savoir faire artigianale che non deve cascare nell’errore dell’esclusività. Dall’altro Luciano Benetton, co-fondatore dello storico marchio italiano, che invece offre una prospettiva più critica e disincantata sull’evoluzione della moda. Due approcci diversi, quasi opposti, che ci parlano di passato, presente e soprattutto del futuro del settore.

Due sguardi sulla moda

Gherardo Felloni non disegna semplicemente scarpe, ma crea emozioni. Un lungo viaggio, quello iniziato otto anni fa da Roger Vivier, che ora il creativo racconta al Corriere della Sera. La sua estetica parte dal rispetto per la storia della maison, ma si muove fluida. “Mi sono tuffato subito negli archivi, poi mi sono ricordato di una frase che mi disse una stilista: “Vivi nei ricordi in quello che fai oggi”. Così ho fatto, non ho copiato ma vissuto l’oggi. E mi hanno lasciato libero.” Cresciuto in un ambiente artigianale, con un’infanzia tra pelli, tacchi e colori, Felloni ha nel sangue l’amore per la materia.

 

 

La visione di Felloni

“Sono nato fra le pelli. Mio zio nel 1958 aprì un calzaturificio con papà. Producevano per grandi marchi, a cominciare da Hermès. Da bambino mi portava no con loro e io passavo il mio tempo raccogliendo i pezzetti di pelle che i tagliatori lasciavano cadere. Erano i miei lego colorati”. E anche se ha studiato biologia e canto lirico, è stato il disegno a guidare Felloni. Che ora vede il lusso non come esclusività, ma come rarità, valore e savoir faire. È contrario alla retorica elitaria: il lusso non esclude, ma racconta. E per lui, l’accessorio è essenziale: “Anche nelle più belle sfilate, la silhouette non è mai completa senza la scarpa giusta”.

Per Benetton la moda è finita

Più disillusa è la visione di Luciano Benetton. La moda, quella vera, è finita. Riprende le parole di Yves Saint Laurent e le fa sue: “All’epoca avevo dubbi, oggi no: sono assolutamente d’accordo” dice a Il Nord Est, anche se il colore resta. Per Benetton le passerelle del lusso producono abiti non indossabili e il business si è spostato sugli accessori. Ma senza una spinta culturale forte, senza qualcosa di realmente nuovo – come lo fu la minigonna – la moda ha perso la sua potenza di rivoluzione sociale. Secondo Benetton, il sistema moda europeo si è adagiato sui privilegi, mentre l’energia creativa si sta spostando altrove, in particolare verso l’Africa, “un continente giovane, tumultuoso, pieno di ragazzi”.

Foto Roger Vivier e Shutterstock

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