Evasione, prezzi stracciati e ricatto dei daigou: la crisi morde anche il far west del mercato parallelo del lusso (vale 2 miliardi di euro)

I prezzi vanno giù e la concorrenza è così agguerrita che la possibilità di accaparrarsi un ordine si gioca su pochi euro, in un orizzonte opaco in cui produttori e distributori giocano a sgambettarsi in un gioco nel quale, in maniera non ufficiale, non possono neanche comparire. È la condizione del mercato parallelo del lusso, la distribuzione per vie traverse (con lo scopo di eludere le imposte) dei prodotti di abbigliamento e accessori verso piazze calde come l’Estremo Oriente (Giappone, Corea e, soprattutto, Cina), USA e Medio Oriente. Lo testimonia il secondo capitolo dell’inchiesta a puntate di Fashion Magazine, secondo la quale una griffe italiana a corto di liquidità pur di drenare un po’ di capitali avrebbe venduto a 5 multimarca 30 milioni di prodotti da inserire nei canali “grey” con duplice beneficio: non solo a un prezzo inferiore del 10% a quello di sell in, ma con una sorta di esclusiva che lascia a bocca asciutta e brucia gli altri retailer. Vale circa 2 miliardi di euro l’anno il mercato parallelo. Secondo Fashion Magazine a condizionare le vendite sono soprattutto le nuove strategie degli acquirenti e dei “daigou” (chi viaggia da e per la Cina portando con sé i prodotti da rivendere), che fanno cartello tra loro e organizzano gruppi d’acquisto sui social. Di converso si trovano più esposti i retailer cripto-distributori, che fanno magazzino al buio, che nel migliore dei casi sono sicuri di incassare un acconto del 30% per affari che potrebbero saltare fino all’ultimo secondo, e che arrivano ad accontentarsi del 5% sul prezzo di sell in pur di fregare la concorrenza. Un far west, dove la crisi e il rallentamento dei consumi rendono più sporca la guerra. (rp)

CONTENUTI PREMIUM

Scegli uno dei nostri piani di abbonamento

Vuoi ricevere la nostra newsletter?
iscriviti adesso
×