Gucci: Bizzarri resta, ma il tempo non è un suo alleato

Gucci: Bizzarri resta, ma il tempo non è un suo alleato

Il tempo non è un alleato di Marco Bizzarri. Il riconfermato (dai vertici di Kering) CEO di Gucci deve cominciare (e in fretta) a scrivere il nuovo capitolo della griffe, dal punto di vista creativo e delle strategie. Il vuoto della direzione creativa pesa più a Gucci rispetto ad altri marchi competitor che sono più focalizzati su un’offerta timeless di pelletteria. La griffe italiana, infatti, ha puntato su abbigliamento e moda e, quindi, dipende molto di più dall’estro del suo ufficio stile. Ogni giorno che passa rischia di indebolire la griffe e, di conseguenza, anche Kering.

“Un evento di transizione di basso profilo”

La sfilata che Gucci ha tenuto a Milano (nella foto) ci ha detto più di una cosa. La prima è la conferma di Marco Bizzarri nel ruolo di CEO, dopo le crescenti speculazioni (e i ricorsi storici) su un possibile addio dopo quello del designer Alessandro Michele. François-Henri Pinault ha invece dichiarato a WWD che Bizzarri rimarrà al suo posto. La seconda è la tiepida accoglienza che ha avuto lo show. “Un evento di transizione di basso profilo” lo ha definito Business of Fashion. Il che impone che Gucci non faccia come Louis Vuitton e non aspetti molto tempo prima di nominare il nuovo direttore creativo. “È comprensibile che Gucci non voglia investire su una collezione che arriva dallo studio di un designer che non c’è più. Piuttosto investirà sulle prossime persone” dice Thomas Chauvet, analista di Citi. Insomma, la sfilata ha dato l’impressione che il marchio stia risparmiando la sua potenza di marketing e finanziaria per il suo prossimo leader creativo.

 

 

Può Gucci dipendere ancora da una sola persona?

Business of Fashion si interroga se è giusto che un marchio come Gucci debba ancora dipendere molto da una sola persona. Cioè: dal suo direttore creativo. Perché, mentre il business di Louis Vuitton e Hermès è fortemente trainato da borse iconiche e senza tempo, Gucci ha un’elevata esposizione al prêt-à-porter e alle calzature. Genera circa la metà dei suoi ricavi dai prodotti stagionali. Inoltre, nell’organizzazione di Gucci, lo stilista supervisiona praticamente l’aspetto creativo di tutti i prodotti, il marketing, il layout delle boutique, ecc. “Fare troppo affidamento sulla visione di uno stilista rischia di creare instabilità, in particolare per un’azienda delle dimensioni di Gucci” continua Chauvet.

Le urgenze

Un cambiamento simile richiede tempo. L’urgenza di Gucci è quella di trovare un nuovo designer. Gli investitori sperano che l’annuncio del successore di Michele arrivi prima che Kering presenti i suoi risultati annuali a metà febbraio. Anche perché poi ci vorranno mesi prima che i nuovi prodotti arrivino nei negozi. Dopo di che Gucci, secondo HSBC, dovrebbe tornare ad investire. “È stato un errore strategico tagliare i costi nella primavera del 2020 mentre la maggior parte dei concorrenti raddoppiava le spese” si legge nel rapporto HSBC. (mv)

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