Intanto le griffe lottano per non perdere il trademark in Russia

Intanto le griffe lottano per non perdere il trademark in Russia

Per il sistema del lusso si prospettano possibili nuovi guai in Russia. Perché le griffe, vista la normativa locale, rischiano di perdere il trademark nel Federazione, magari a vantaggio di un operatore che potrebbe acquisire legalmente (secondo Mosca) il marchio e distribuirne i prodotti in tutto il mondo.

Come non perdere il trademark

Se dovessero fallire i tentativi USA per far terminare la guerra in Ucraina, ci sarebbero ripercussioni anche per il lusso. Non solo perché il mercato russo continuerà ad essere chiuso. Ma perché Mosca potrebbe inasprire i rapporti con i Paesi ostili in ogni declinazione. Qual è lo scenario? Lo racconta Glitz.Paris. Se il titolare di un marchio non riesce a dimostrarne l’uso sul territorio russo per un periodo di tre anni, la legge locale permette alle autorità di confiscarlo. Per cui le griffe stanno cercando di esercitare un minimo livello di attività (importazioni, vendite o distribuzione) in caso di disputa legale. Nel caso avvenga la confisca, l’azienda perderebbe i diritti di marchio in Russia e ciò renderebbe difficile un eventuale ritorno sul mercato. Ma c’è di più. Perché non si può escludere che una società russa possa acquisire l’utilizzo del marchio nella Federazione e da qui distribuirlo in tutto il mondo.

 

Le contromisure

Le aziende del lusso si stanno già muovendo. Ad esempio, depositando o rinnovando i marchi attraverso i canali russi: tra il 2023 e il 2025 le domande presentate a Rospatent, il servizio federale russo per la proprietà intellettuale, sono aumentate del 37%. Tra queste c’è anche quella di Gucci, scrive Glitz.Paris, che ha depositato una domanda di registrazione del marchio a febbraio 2023 per una protezione valida da febbraio 2025 al 2033. Altri gruppi stanno imitando Gucci per proteggere marchi e prodotti più famosi. LVMH e Burberry puntano sul settore immobiliare, rinnovando gli affitti di ufficio e/o boutique. Se sono le relazioni diplomatiche il discrimine, sono i marchi francesi quelli messi peggio, considerate le posizioni rigide di Macron. D’altro canto, Mosca non perde occasione di sottolineare “l’ipocrisia” dei marchi occidentali che, pur non distribuendo più apertamente in Russia, alimentano canali paralleli tramite personal shopper per rifornire clienti facoltosi. (mv)

Foto da Shutterstock

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