Giro d’affari in calo costante, marginalità pure, brand ammiraglio da rivitalizzare. François-Henri Pinault ha affidato la carica di CEO a Luca de Meo con l’obiettivo di rilanciare Kering. È chiaro. Ed è altrettanto chiaro che il rilancio non potrà che passare da una cura lacrime e sangue. Si è fatto un gran parlare dell’autonomia con la quale opererà il manager ex Renault in un mondo (quello del lusso) per lui nuovo. Ecco, la domanda ora è: per colpire quanto in alto de Meo sfrutterà la propria indipendenza?
La cura lacrime e sangue di de Meo
È Le Monde a osservare, tra le righe, che l’intervento di de Meo sarà sicuramente drastico e, probabilmente, coraggioso. D’altronde il suo profilo di “outsider” che può “prendere decisioni difficili” si contrappone a quello sbiadito del Pinault degli ultimi anni. Un presidente-CEO, cioè, che vive a Londra e che mostra, scrive Le Monde, “mancanza di analisi della congiuntura, deboli reazioni alle crisi interne e difficoltà nel trovare nuova linfa per il gruppo”. Quindi de Meo oggi è chiamato a ripetere quello che ha fatto in Renault: migliorare la redditività. Come? Tagliando i costi (cosa che è nel programma finanziario di Kering già dal 2024), chiudendo negozi (salvaguardando gli investimenti in marketing), gestendo le conseguenze delle ultime acquisizioni (quelle immobiliari, quelle di Creed e del 30% di Valentino).
Gli alti papaveri
È qui che la redazione de Le Monde ipotizza che de Meo potrà spingersi oltre il prevedibile. Ok, avrà da gestire le relazioni con i fornitori e i 47.000 dipendenti. Ma avrà “tutta la libertà” di intervenire anche dove Kering fin qui non ha fatto niente. Vale a dire? Il quotidiano francese porta a mo’ di esempio il passo falso di Balenciaga del 2022, quando una discutibile campagna pubblicitaria valse al brand l’accusa di pedofilia e campagne di boicottaggio (specie negli USA) dalle quali non si è mai completamente ripreso. Beh, i vertici di allora di Balenciaga hanno entrambi fatto carriera nel gruppo: il direttore generale Cédric Charbit nel 2024 è passato in Saint Laurent, mentre al direttore creativo Demna Gvasalia sono state appena affidate le chiavi di Gucci. Ma non solo. Fin qui si è detto che de Meo lavorerà in stretta collaborazione con gli attuali due vice, Francesca Bellettini e Jean-Marc Duplaix. L’analista Susanna Nicoletti già ipotizza che la convivenza sarà tutt’altro che semplice. Al nuovo CEO è chiesto di invertire drasticamente la rotta di Kering e non potrà farlo con chi l’ha condotta all’attuale stato di debolezza e indebitamento. Dal confronto non potrà uscire vincitrice, sostiene, “la vecchia guardia”.
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