La Cina dà preoccupazioni al business del lusso

La Cina dà preoccupazioni al business del lusso

Quanto spendono i cinesi. Dove spendono i cinesi. Come stabilire le migliori relazioni possibili con Pechino, così da non farne mai a meno. Il business del lusso occidentale ha collocato il baricentro sulla Repubblica Popolare, specie dopo che questa è finalmente tornata ai consumi dopo l’emergenza pandemica. L’acuirsi delle tensioni con Washington a causa della guerra tra Russia e Ucraina, però, è la nota stonata in una cornice che dovrebbe essere di piena ripresa. Le letture più interessanti in rassegna stampa.

Consigli di lettura:

  • A fine giugno ha fatto un certo scalpore vedere Bernard Arnault, patron di LVMH, in visita lampo a Pechino. Si è subito osservato che i CEO delle principali holding di USA e UE stanno conducendo personali missioni diplomatiche per tenersi aperti i canali con la Cina in una fase di irrigidimento delle relazioni sull’asse Est-Ovest. Ora Financial Times amplia la prospettiva: Pechino non vuole solo tenersi buoni i protagonisti del business del lusso, ma tramite loro conta di distendere le tensioni con Washington e Bruxelles;

 

 

  • Intanto dalla fine del 2022 i cinesi sono tornati a spendere in beni d’alta gamma. La geografia dei consumi, però, è cambiata rispetto al pre-Covid, con una ridistribuzione della ricchezza verso le province. Come racconta China Daily, Pechino e Shanghai rimangono le capitali dello shopping, ma aumenta il peso specifico di città di secondo livello (dalla popolazione che, comunque, si conta in milioni) come Tientsin, Hangzou e Chengdu;
  • Il pubblico cinese ridistribuisce le quote di spesa in patria, ma latita all’estero. Le Figaro riporta la delusione delle insegne francesi: da quando sono caduti i divieti ai viaggi internazionali, si sono rivisti i businessman cinesi, ma non i turisti (più inclini allo shopping).

Leggi anche:

CONTENUTI PREMIUM

Scegli uno dei nostri piani di abbonamento

Vuoi ricevere la nostra newsletter?
iscriviti adesso
×