La quota in LPJ è solo il primo passo: Bianchi e Nardi si estende a Milano, punta sul made in Scandicci e sfida il fast luxury

L’ingresso in LPJ per segnare il primo passo nel piano di crescita. Era il 2013 quando il testimone della dirigenza di Bianchi e Nardi passò dalle mani della seconda generazione a quelle della terza, composta dai trentenni Gabriele e Giulia Bianchi e Laura, Alessandro, e Andrea Nardi (nella foto). Laura, la portavoce, descrisse lo storico momento come “una presa di coraggio e di responsabilità da parte dei giovani, e una presa di coscienza dei grandi”. Così è stato. L’intraprendenza dell’ultima generazione, calmierata dalla giusta dose di senso di responsabilità, non ha tardato a palesarsi, portando l’azienda a compiere in questi giorni un passo decisivo: l’acquisizione del 33%, attraverso un aumento di capitale, della fiorentina LPJ (Les Petits Jouers), fondata da Maria Sole e Andrea Cecchi.
La strategia
L’operazione sembrerebbe nata dall’esigenza di differenziare gli investimenti dell’azienda, ma c’è di più: “Abbiamo deciso di fare questo passo poiché crediamo che si tratti di un marchio giovane, ma con un’identità precisa” afferma Gabriele Bianchi, riconoscendo al nuovo brand la capacità di portare “una ventata di creatività e innovazione a un team di esperti che da più di settant’anni fa questo mestiere”. Due realtà con spiriti tanto diversi – l’una estrosa e pop elegant, l’altra raffinata e dal gusto classico – come potranno convivere insieme? “Proprio perché tanto diverse credo possano aiutarsi a vicenda, facendo tesoro dell’esperienze e della capacità di ciascuna, integrate mediante il lavoro di gruppo. Noi con il know how di prodotto, loro con la capacità commerciale, stilistica e d’innovazione”.
Questione di tempo
Tra le sfide più grandi che si profilano, il responsabile amministrativo intravede la velocità dell’odierno fashion system, che non sempre convive bene con i tempi del lavoro artigianale: “Si può solo crescere attraverso la qualità del vero made in Italy, e ancor più quello fiorentino, fornendo ai propri clienti un servizio preciso nei tempi di consegna; ma questa cosa sta diventando sempre di più un gioco contro il tempo. Le parole chiave sono organizzazione, tempismo e qualità, tre elementi non facili da far convivere ma che fanno la differenza”. Guardando al prossimo futuro svela: “La produzione sarà completamente gestita dal nostro laboratorio di Scandicci; ma tra gli investimenti imminenti ci sarà l’apertura di un nuovo spazio operativo in piazza del Carmine, a Milano, dove verrà potenziata la rete di e-commerce e offerto uno spazio al pubblico per la vendita in atelier”. Quest’ultimo punto vendita andrebbe ad aggiungersi a quello nei pressi di Piazza Signoria, a Firenze, e a quello in via S. Andrea, aperto un mese fa a Milano. Che l’inizio dell’avventura al fianco dei fratelli Cecchi sia il primo passo di un’inversione di tendenza che porterà l’azienda a lavorare sempre meno da terzista, e più per conto proprio? La risposta di Gabriele Bianchi è decisa, pur non fugando del tutto un certo alone di mistero: “Secondo me è giusto continuare a fare quello che facciamo da sempre, ma è altrettanto giusto capire che il mondo sta cambiando ed è saggio lavorare anche per qualcosa di proprio”. (amc)

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