Il rallentamento dei consumi, con il conseguente calo delle produzioni, e la stretta alle pratiche di subappalto dopo gli scandali di caporalato non cambiano il quadro. La sfida esistenziale delle PMI italiane della moda rimane la stessa: entrare o confermarsi nella catena del valore dei big del lusso. Ne parliamo in “Obiettivo: Restare Integrati”, inchiesta pubblicata sul numero di ottobre del mensile La Conceria (“Il Nodo Stretto”).
La sfida esistenziale delle PMI
“Come evitare l’esclusione? Le imprese manifatturiere (che sono ancora in grado di farlo) investono per offrire più servizi – si legge nel servizio del mensile La Conceria –, più lavorazioni interne, si fanno trovare più preparate nelle certificazioni e negli audit. Insomma, cercano di farsi belle agli occhi dei clienti per accaparrarsi quegli ordini cui tutti guardano con l’acquolina in bocca”. Alternative al terzismo ce ne sono poche (e non è detto che funzionino): “Sta a dimostrarlo il fatto che il numero delle imprese attive in Italia nei settori moda diminuisce costantemente”.
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