Tornano le voci su Ferragamo, che periodicamente si trova esposto a rumor su eventuali cessioni (sempre negate dalla famiglia). Continuano le speculazioni sul futuro di Armani, questa volta in una chiave tricolore che vede avanzare la candidatura di EssilorLuxottica a discapito di LVMH. È un dibattito che si aggiorna in base alle circostanze e che richiama in ballo il tema dell’indipendenza della moda italiana e delle possibilità di nascita di un gruppo italiano (da contrapporre ai colossi francesi).
Le voci su Ferragamo
Un settembre piuttosto fiacco in Borsa, dove il titolo di Salvatore Ferragamo ha galleggiato intorno ai 4,5 euro per azione, ha legittimato voci di fusione o cessione del gruppo. Che la famiglia (in foto a sinistra il CEO Leonardo) ha smentito: “Come già chiarito in passato – recita la nota inviata a Reuters –non siamo interessati ad alcuna operazione straordinaria che riguardi la società”. Ferragamo vuole restare indipendente e italiana, così come è stato Armani fino alla scomparsa del fondatore.
Il futuro di Armani
Re Giorgio (scomparso a Milano lo scorso 4 settembre, in foto a destra) ha indicato nel testamento cosa vuole per il futuro del gruppo: l’apertura del capitale a uno tra LVMH, L’Oréal ed EssilorLuxottica (o l’IPO). Un retroscena di Financial Time diceva che nessuna delle tre holding è pronta a un merger del genere, mentre con Mediobanca concorda che è LVMH il partner ideale. Moneta, l’inserto economico-finanziario de Il Giornale, Libero e il Tempo, lancia la candidatura di EssilorLuxottica. Perché ha la capacità industriale e commerciale per farsi carico del brand Armani. E perché ne garantirebbe l’identità. LVMH e L’Oréal “non v’è dubbio che siano anch’esse titolate; ma difettano di una condizione che mai potranno avere– si legge –: l’italianità”. Si potrebbe obiettare che anche EssilorLuxottica è da un po’ un gruppo italo-francese quotato a Parigi, ma secondo Moneta “l’alleanza non sarebbe una semplice acquisizione. Sarebbe un atto di sistema. Un passo per costruire, finalmente, un polo italiano del lusso capace di rivaleggiare con Parigi, non inseguendola, ma proponendo un modello alternativo”. Un’ambizione antica, chissà se questa volta sarà la volta buona.
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