Il lusso è morto, viva il lusso: i cinesi spendono, i russi tornano, le griffe volano. L’enigma di una stagione in bilico tra disfatta e risurrezione

I turisti provenienti da Cina e Hong Kong che, transitando da Malpensa, si fermano a fare shopping nello scalo aeroportuale (dove ci sono 46 negozi, inclusi Ferragamo, Gucci e Armani) nei primi 10 mesi del 2016 hanno speso il 10% in meno di quanto fatto l’anno precedente. I cittadini della Repubblica Popolare, però, staccano comunque scontrini quattro volte più alti di quelli medi. Ciò in un contesto positivo per il duty free e travel retail: +2,2% a livello mondiale, per 47,7 miliardi di dollari, di cui 6,7 miliardi nell’ambito moda, secondo i dati di Tax Free World Association. Parlando con il Sole 24 Ore, il direttore commerciale non aviation di Sea Milano, Luigi Battuello, confermata la centralità dei clienti cinesi, per il 2017 punta sulla ripresa dei russi. Il manager meneghino cita due nazionalità chiave. I cinesi: su di loro si è letto di tutto e di più. Ora tutti si aspettano che tornino a spendere. Secondo il Wall Street Journal, che cita rilevazioni di Bain&Co, spiega che i consumatori di Pechino, dopo anni trascorsi a fare shopping all’estero, per più ragioni (inclusa l’insicurezza nei viaggi), il lusso lo comprano a Pechino. Il mercato dei beni high end nella “mainland China” è cresciuto del 4% nel 2016 “e migliorerà la sua performance durante i primi nove mesi 2017”. La considerazione sembra confermata dai trend di diverse griffe di riferimento (Louis Vuitton, Richemont, Burberry), che in Cina riallineano i prezzi e dichiarano vendite in crescita. E così, malgrado la persistente retorica della crisi del lusso, si affastellano i segnali sulla riaccensione dei motori. Per il 2017 si attende il ritorno alla spesa dei russi: tra gli ultimi segnali il ritorno dei buyer moscoviti a MilanoUnica (+34%) e i dati sull’export di Assocalzaturifici. Ma dovrebbe essere l’intero sistema a ripartire. Hermès nel 2016 è cresciuto meno delle aspettative, ma comunque in maniera significativa: +7,5% (5,2 miliardi di euro di ricavi), +14% la pelletteria. Il gruppo Kering (+8,1%, 12,3 miliardi di euro) vola grazie ai boom di Gucci (oltre il +20% nell’ultimo trimestre) e Yves Saint Laurent. Il colosso francese LVMH segna il +5% (37,6 miliardi), con la pelletteria come segmento trainante. Secondo il Savigny Luxury Index gennaio 2017 è stato il quinto mese consecutivo di crescita per le aziende dell’high end e le proiezioni per l’anno in corso sono positive.

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