Questa è Tod’s: gli imperativi di Della Valle a Matteo Tamburini

Questa è Tod’s: gli imperativi di Della Valle a Matteo Tamburini

Gli imperativi di Diego Della Valle per il direttore creativo di Tod’s, Matteo Tamburini. Il designer, 42 anni e marchigiano come Della Valle, è stato 7 anni in Bottega Veneta prima di approdare da Tod’s. In un’intervista rilasciata a Le Figaro rivela quali sono i “paletti” che la proprietà gli ha imposto per poter lavorare da Tod’s.

Davanti a un foglio bianco

Nell’intervista, Tamburini spiega la strategia di Della Valle per catturare nuovi clienti con l’abbigliamento. “Tod’s non era originariamente un marchio di abbigliamento. Stiamo davanti a un foglio bianco, il che è esaltante” afferma lo stesso designer. Ma anche un foglio bianco ha i suoi limiti. Tamburini li chiama “imperativi” e per lavorare da Tod’s ne ha dovuti introiettare tre.

 

 

I 3 imperativi di Diego Della Valle

Primo: “Lavorare con la pelle, che è la mia area di competenza”. Lo stilista lavorava, infatti, nel reparto pelletteria di Bottega Veneta. qui ha avuto a che fare con tre differenti direttori creativi: Thomas Maier, Daniel Lee e Matthieu Blazy. Secondo: “La dimensione funzionale del capo d’abbigliamento, con molti pezzi pensati per le attività all’aria aperta”. Terzo: quella che il quotidiano francese definisce “Italianité”. Non a caso, Le Figaro identifica Tamburini, Simone Bellotti (Bally) e Sabato De Sarno (Gucci) come gli alfieri di una nuova generazione di creativi che stanno ridefinendo i codici della moda italiana. “Abbiamo la stessa età – dice Tamburini -. Abbiamo lavorato per gli stilisti della vecchia generazione che avevano un approccio al lusso italiano più appariscente. I tempi sono cambiati: noi siamo più in contatto con la realtà del settore e allo stesso tempo sfidiamo la nostra creatività” commenta il direttore creativo di Tod’s.

Mai smettere di sperimentare

Qual è l’insegnamento che Matteo Tamburini ha appreso dalla sua esperienza (e che trasmette ai giovani)? “Non bisogna mai smettere di sperimentare, di provare cose nuove. Avrei potuto continuare 10 anni all’ombra di uno studio, ma il mio unico progetto professionale è sempre stato quello di non annoiarmi mai, di forzare i miei limiti. Tod’s è uno dei luoghi migliori per farlo”. (mv)

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