I gioielli brillano più delle borse. Si profila una nuova battaglia tra prodotti nel lusso. Complice gli aumenti dei prezzi delle borse, l’acquirente del lusso si è rivolto ai gioielli. Che però ora devono fare i conti con diversi venti contrari mentre i grandi marchi di pelletteria si sono attrezzati. Per ora stanno vincendo i gioielli, come ci dicono i numeri di Richemont, ma nel prossimo anno chissà…
Se i gioielli brillano più delle borse
La storia recente ci ha insegnato che in tempo di crisi, la pelletteria batte gli altri prodotti. Un concetto valido fino a quando le griffe non hanno aumentato in maniera rapida e decisa i prezzi delle proprie borse. Con il consumatore che ha spostato i suoi acquisti verso i gioielli, anche come forma di investimento, considerato l’aumento del valore dei metalli preziosi. Ora però il vantaggio dei gioielli nei confronti della pelletteria potrebbe essere messo in discussione da due fattori. Il primo è che i marchi che distribuiscono i gioielli stanno aumentando i prezzi, a causa dell’aumento dei costi delle materie prime e dei dazi USA. Il secondo è che i marchi del soft luxury si stanno riorganizzando, con nuovi cambi creativi, che potrebbero trasferire al consumatore quella desiderabilità che è andata perduta nei mesi scorsi.
I numeri di Richemont
I dati finanziari diffusi da Richemont ci dicono che i gioielli sono ancora in vantaggio. Da luglio a settembre, le diverse divisioni hanno sperimentato due velocità: Le vendite dei gioielli sono cresciute del 17% e quelle della divisione “altro”, che comprende i marchi di moda, sono salite del 6%. Il risultato operativo è stato positivo per 2,5 miliardi per i gioielli e negativo per 42 milioni nella divisione “altro”, di cui 33 arrivano dalla moda. Nel semestre i ricavi dell’area “Altro” sono diminuite dell’1% a cambi effettivi (+2% a cambi costanti). Richemont ha citato “la continua solidità di Alaïa e Peter Millar” e il “miglioramento dello slancio di Chloé”. Nonostante venti contrari senza precedenti (oscillazioni valutarie, aumento dei prezzi dell’oro e dazi USA), il colosso svizzero ha registrato un fatturato di 10,6 miliardi di euro nel periodo aprile-settembre 2025. Ciò equivale ad un aumento del del 10% a cambi costanti e +5% a cambi effettivi. Ma la notizia principale è che nel secondo trimestre (luglio-settembre) le vendite sono salite del 14% a cambi costanti. Una percentuale doppia rispetto alle stime degli analisti (+7%) in un sondaggio Visible Alpha citato da Reuters. In questo periodo, segnala Richemont, le vendite in Cina hanno ripreso a crescere. L’utile del semestre è stato di 1,8 miliardi di euro, rispetto agli 0,5 miliardi dell’esercizio precedente (penalizzati da -1,2 miliardi legati alla cessione di YNAP).
Prezzi calmierati
HSBC ha detto che Richemont stava beneficiando di non aver aumentato eccessivamente i prezzi e ora stava raccogliendo la ricompensa. “Richemont è un’azienda fondamentalmente più forte rispetto al passato: maggiore scala, mix prodotto/area geografica più equilibrato, tempi di produzione più brevi, maggiore controllo sulla distribuzione, scorte all’ingrosso più pulite, bilancio più solido e team di gestione/governance rafforzati” è l’analisi di Citi. (mv)
Foto Cartier e Alaïa
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