Se il lusso non è profeta in patria: Mulberry scivola a Londra (che, però, vale il 70%), cresce all’estero

Mulberry accelera in Asia per compensare le perdite nel Regno Unito. Il brand inglese di pelletteria di lusso ha chiuso l’esercizio il 31 marzo con un incremento del fatturato dell’1% a 169,7 milioni di sterline (193 milioni di euro). L’utile preimposte è sceso a 6,9 milioni di sterline (7,83 mln di euro) con un calo di circa l’8%. “Anche se il mercato del Regno Unito rimane difficile, continueremo a investire nella nostra strategia per trasformare Mulberry in un marchio di lusso globale per offrire un maggiore valore per gli azionisti” ha detto il ceo Thierry Andretta. Il gruppo spinge sull’acceleratore in Asia e dopo aver riorganizzato il business in Cina, Hong Kong, Taiwan e Giappone ha proseguito con la Corea, paese nel quale, come avvenuto negli altri asiatici, ha creato una joint venture con SHK. Mulberry deterrà il 60% della nuova società in cui ha investito 3,1 milioni di sterline (oltre 3,5 milioni di euro), mentre SHK avrà il restante 40% e investirà 1,5 milioni di sterline (1,7 milioni di euro). L’obiettivo è quello di raggiungere i nuovi consumatori delle classi medio-alte. Secondo quanto riporta The Guardian, le vendite nei negozi Mulberry aperti da almeno un anno sono diminuite del 9% nelle ultime 10 settimane fino al 2 giugno mentre quelle all’estero sono aumentate dell’1%. Il gruppo sostiene che i turisti stranieri scelgono altri paesi europei per fare acquisti perché i marchi rivali del lusso hanno alzato i loro prezzi nel Regno Unito per compensare la sterlina debole. Il 70% dei ricavi del marchio, però, provengono ancora dal mercato domestico. La borsa più venduta di Mulberry è attualmente il modello Amberley, lanciata lo scorso anno con prezzi che partono da circa 570 euro. (mv)

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