Sindrome di Robin Hood nel lusso? Tagli agli stipendi ai manager, premi per i dipendenti

L’ultimo ad adeguarsi è Gucci (gruppo Kering), che ha alzato del 50% medio il premio variabile legato ai risultati del 2015 per i dipendenti italiani, circa 1000 tra impiegati e artigiani. Prima ancora avevano compiuto una scelta simile Luxottica, Brunello Cucinelli, Ferragamo e Tod’s. Remunerare gli sforzi, e la qualità, dei propri lavoratori è una strategia che, in questa fase di riassestamento del mercato high end, si sta affermando tra le griffe. Strategia da tenere sotto osservazione, soprattutto nel momento in cui il gruppo Richemont (Cartier, Vacheron, Constantin e Chloè tra gli altri) ha tagliato la busta paga del proprio top management. Il profitto operativo del 2015 è diminuito del 23% e lo stipendio del ceo Richard Lepeu (nella foto) è passato da 14,3 a 9,7 milioni di euro. È degli scorsi giorni la notizia che Burberry, invece, ha tagliato del 75% la retribuzione dell’amministratore delegato e direttore creativo Cristopher Bailey (1,9 milioni di sterline anziché 7,5). Se quella del lusso non si può definire sindrome di Robin Hood, poco ci manca. (rp)

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