Dall’incontro con Miuccia Prada all’acquisto di Versace. Passando per tutto quel che c’è da sapere di Prada, delle sue strategie e del suo modo di interpretare la sua posizione di mercato. Patrizio Bertelli (nella foto Imagoeconomica) ripercorre le tappe più importanti della sua vita in una lunga intervista rilasciata a Harper’s Bazaar Italia. Ne abbiamo selezionato le parti più significative.
Tutto quel che c’è da sapere di Prada
Sul Made in italy (e i suoi limiti)
Secondo Bertelli ci sono “tanti made in Italy che si sono sviluppati parallelamente”. E fa l’esempio del cuoio: “Quello romano è lavorato in modo diverso da qualunque altro e da lì arrivano le borse di Fendi. Oggi questi talenti (dell’artigianato italiano, ndr) sono oscurati dai processi industriali. Non è che l’industria sia negativa, ma è vero che appiattisce la creatività. Per me la storia dell’artigianato non è finita, c’è ancora chi inizia a fare cose nuove. Il problema, più che altro, è di dimensione. È una faccenda molto delicata”.
I tre gradini che ogni azienda deve scalare
“Al principio si deve conquistare il mercato, posizionare l’azienda. Poi bisogna mantenere lo status quo, magari migliorarsi. Infine, il più difficile: il passaggio di consegne alle nuove generazioni” afferma Patrizio Bertelli. Il quale sottolinea come abbia sempre pensato sempre a lungo termine, senza una scadenza. “Un tempo non infinito, ma dilatato, come se potessimo vivere 200 anni. Questo ha fatto un’enorme differenza. Stabilire date è un grande limite per un’impresa, perché si comincia a dire “non faccio questo o quell’altro perché non ce la faccio”.
Le acquisizioni (fino a Versace)
Bertelli racconta l’acquisizione di Fendi, trattata in prima persona anche per conto di Bernard Arnault (LVMH). I due avevano ciascuno il 25% del marchio romano. Poi l’11 settembre 2001 ha cambiato tutto. “Avevamo fatto questi investimenti a fronte della quotazione in Borsa che era fissata per il 18 settembre del 2001” ricorda Bertelli che sottolinea come Arnault sia “un uomo che ha il suo stile, ma è un signore”. Bertelli parla della fatica “enorme” nel gestire, insieme a Francesca Bellettini (oggi viceCEO di Kering, ndr), i marchi acquisiti. Le sinergie e le economie di scala non bastarono. Versace è l’acquisizione più recente e non ancora completata. “Il mercato chiede troppo: non si può pretendere in uno o due anni di rovesciare il destino di un’azienda. Mi sembra pretestuoso e presuntuoso. Non condivido questo modo aggressivo di concepire la moda muovendo le pedine come se fosse un gioco di scacchi” segnala lo stesso Bertelli.
Prodotto e qualità
“Quando si dice qualità si pensa erroneamente solo al fattore lavoro, alla manodopera. Per me è altro, perché tiene conto dei difetti. Non puoi fare un prodotto perfetto, non esiste la perfezione. Il prodotto ha dentro di sé anche imperfezioni che però ne definiscono la qualità” è il pensiero di Bertelli.
La finanza
“Dopo l’indebitamento del 2001, che ci ha messo psicologicamente in crisi, abbiamo capito che se vogliamo fare cose nuove. Dobbiamo trovare il modo di autofinanziarci e quando si devono contrarre debiti, che siano sostenibili. Basta guardare i bilanci degli ultimi anni: dopo la quotazione l’azienda non ne ha più avuti”. (mv)
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