Assocarni contro Bruxelles: così si smantella una filiera

Assocarni contro Bruxelles: così si smantella una filiera

“Gli allevamenti bovini non sono fabbriche”. Assocarni e Coldiretti, ma anche il ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Stefano Patuanelli, si schierano contro Bruxelles. In nome della sostenibilità e per azzerare le emissioni di gas climalteranti entro il 2050, la UE propone di estendere alle imprese zootecniche la direttiva sulla certificazione ambientale applicata alle industrie. Secondo Luigi Scordamaglia, presidente Assocarni, le decisioni prese a Bruxelles “sembrano voler andare verso lo smantellamento della produzione e dell’allevamento”.

Assocarni contro Bruxelles

Per Scordamaglia, la proposta UE genererebbe “rischi non solo per chi lavora nelle filiere, ma anche in termini di sicurezza alimentare. E condannano l’Italia alla dipendenza da Paesi terzi che producono con standard meno elevati dei nostri anche dal punto di vista ambientale”. In pericolo, dunque, c’è la filiera italiana della carne bovina che vale oltre 6 miliardi di euro, rappresentando più del 4% del fatturato del comparto agroalimentare nazionale. Una filiera che coinvolge 230.000 addetti e oltre 135.000 aziende.

 

 

Parte integrante di un’economia circolare

“Dobbiamo guardare a questa filiera come parte integrante di un’economia circolare” dice Giuseppe Pulina, docente di Etica e Sostenibilità delle Produzioni Animali all’Università di Sassari intervenuto in un convegno organizzato da Coldiretti (fonte: Ansa). Le politiche europee sono “anche controproducenti dal punto di vista ambientale”, continua Pulina. E non considerano che “il settore dell’allevamento bovino in Italia è già net zero per quel che riguarda le emissioni di gas climalteranti”. Secondo i dati Ispra, infatti, le emissioni prodotte dagli allevamenti italiani rappresentano solo il 5% del totale e sono scese del 10% negli ultimi 10 anni. Questo fa dell’Italia uno dei Paesi più virtuosi al mondo.

Fotografia di una filiera

Dagli anni ‘60 ad oggi, ricorda Scordamaglia a Il Sole 24 Ore, il numero degli allevamenti si è dimezzato, mentre il numero di capi allevati è calato del 35%, passando da quasi 10 milioni a poco più di 6 milioni. “Oggi in Italia mangiamo 8,54 chili di carne bovina pro capite l’anno, come nei primi anni ‘60 e ben lontano dai quasi 14 chili del boom economico” conclude il presidente Assocarni. (mv)

Immagine Shutterstock

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