Brasile: corruzione tra i big della carne (JBS e BRF compresi). Cina e UE sospendono l’import da Rio. Incognita per il macello

Il primo colpo lo batte il 17 marzo la Polizia Federale brasiliana, che comunica la conclusione di indagini durate 2 anni sulla corruzione nell’industria nazionale della carne. Trenta gli arresti. Tra le imprese coinvolte ci sarebbero 21 aziende tra colossi, facilities e fornitori: stando a quanto risulta dalla stampa brasiliana, nella maxi-inchiesta compaiono anche i nomi dei big del settore JBS e BFR. L’ipotesi di reato è l’esistenza di una zona grigia tra le imprese e le autorità pubbliche che avrebbe permesso di eludere controlli e tasse sull’export. Malgrado l’operazione si chiami “Carne Fraca” (traducibile come Carne Marcia), le istituzioni locali, specie politiche, ci tengono a precisare che l’inchiesta è sulla correttezza delle procedure, e non sulla qualità del prodotto. Ma agli atti risultano anche casi di carne commercializzata all’estero malgrado fosse contaminata dalla salmonella o non fosse stata processata secondo gli standard di legge. E qui arriviamo al secondo colpo. Perché la Cina e la Comunità Europea, rispettivamente il primo e il secondo importatore di carne brasiliana, hanno sospeso gli acquisti e chiesto spiegazioni alla controparte Sudamericana, seguiti in questo da altri Paesi come Egitto, Cile e Corea del Sud. Allo stesso modo, il ministero dell’Agricoltura (che definisce “disastrosa” l’ipotesi di un embargo permanente dei partner commerciali) starebbe per sospendere la licenza per l’export delle 21 aziende coinvolte. La stessa misura non vale per il mercato domestico, dove invece la carne suina, bovina e avicola prodotta dalle aziende è ancora regolarmente in commercio e dove il premier brasiliano Michel Temer (nella foto) si è fatto immortalare in una churrascaria per rassicurare i consumatori. Proprio la tenuta del mercato interno, cui è rivolta l’80% della produzione brasiliana della carne, può rappresentare un elemento di stabilità per il mercato della materia prima conciaria. È presto per ipotizzare ripercussioni sui conferimenti, ma di certo il ritmo delle macellazioni, già basso, sembra destinato a rallentare. Nello spazio lasciato vuoto dal Brasile potrebbero lanciarsi alcuni competitor (Uruguay, Paraguay e Argentina su tutti) che si stanno impegnando nell’internazionalizzazione del proprio mercato. Ma per alcune destinazioni, come l’arredamento (che potrebbe vedere una spinta verso la vacca), non sarà facile.

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