Controtendenza cinese: a Pechino la carne ovina piace (eccome se piace) e scatta la rincorsa produttiva

La notizia di cronaca è semplice: il gruppo della carne Cao Yuan Hong, specializzato in prodotti ovicaprini, investe l’equivalente di 9 milioni di euro per uno stabilimento produttivo nella regione cinese della Mongolia Interna. Come informa Global Meat News, pecora e capra valgono appena il 3% della torta dei consumi di proteine animali nella Repubblica Popolare, ma tanto basta per fare della Cina uno dei principali mercati mondiali del segmento, epicentro dell’interscambio globale nonché patria elettiva dell’export australiano e neozelandese. La concorrenza è talmente serrata, si legge ancora su Global Meat News, che i macelli dedicati lavorano per lo più al di sotto della propria capacità, mentre la competizione per accedere al bestiame anche dei piccoli allevatori è spietata. Ecco, uscendo dalla cronaca, quando il consumo globale di carne ovina è progressivamente e inesorabilmente calato (-31,1% tra il 1990 e il 2013 secondo OCSE), possiamo dire che la Cina è la ciambella di salvataggio del settore.

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