Dopo la Francia, anche la Spagna corre ai ripari e fronteggia la dermatite nodulare bovina. Che ha varcato i Pirenei e colpito duramente la Catalogna, dove si registrano nove focolai attivi. Il primo è stato rilevato a Girona il 3 ottobre, segnando l’ingresso ufficiale di una malattia mai vista prima nel Paese. Altamente contagiosa, la patologia virale provoca febbre, noduli cutanei e sintomi sistemici nei bovini, con conseguenze economiche devastanti per gli allevatori. Il settore zootecnico spagnolo è in allerta e chiede all’Unione Europea un intervento urgente e coordinato.
Anche la Spagna corre ai ripari
Sebbene la mortalità sia contenuta (intorno al 5%), gli effetti della dermatite nodulare sono pesanti: calo drastico della produzione di latte, deprezzamento delle pelli e sintomi clinici debilitanti. Gli allevamenti colpiti devono abbattere tutti gli animali infetti, mentre le aziende vicine subiscono restrizioni severe. Il virus, originario del Medio Oriente, ha attraversato Turchia, Balcani, Italia e Francia prima di raggiungere la Spagna. La sua diffusione è favorita dagli insetti vettori, capaci di percorrere lunghe distanze grazie al vento o ai trasporti umani. Questo spiega l’apparizione improvvisa dei focolai catalani, nonostante la distanza dai casi francesi. “Nessuno di noi è esperto in Spagna, perché non l’avevamo mai vista qui fino ad ora. È quella che viene chiamata una malattia emergente, cioè una nuova malattia” ha sottolineato Pedro Rubio, professore di malattie infettive ed epidemiologia della salute animale presso l’Università di León a El Español.
Strategia di contenimento
La Catalogna ha comunque avviato una campagna vaccinale intensiva entro un raggio di 50 km dai focolai, con dosi fornite dal fondo di riserva europeo e per mettere un argine . Sono state imposte misure di biosicurezza. Disinfezione obbligatoria dei veicoli agricoli, divieto di fiere e spostamenti di animali vivi. Il clima autunnale, però, potrebbe giocare a favore. Con il freddo, la popolazione di insetti cala, riducendo il rischio di trasmissione. Secondo gli esperti, la malattia è controllabile e l’eradicazione è possibile in tempi brevi. Resta alta la sorveglianza, ma il virus non colpisce l’uomo né compromette la sicurezza alimentare.
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